Presso questo grande rivenditore di hardware e servizi, miliardi di fatturato, centinaia di dipendenti in Italia, clienti anche molto grossi, parte di un gruppo europeo con quindicimila collaboratori, esiste una stanza riservata ai nuovi assunti.
Nella stanza si trovano due podi. su uno campeggia la scritta Hi, I’m a Mac. Sull’altro Hi, I’m a PC. Sotto le scritte si trovano rispettivamente un Mac portatile e un PC portatile. Sotto l’uno e sotto l’altro, la scritta This can be yours, questo può essere tuo.
Anni fa si era detto Bring Your Own Device, vieni a lavorare con il tuo computer. Ora abbiamo fatto dei passi avanti: il computer lo passa l’azienda e il dipendente sceglie.
Parola tuttora assente da molti vocabolari aziendalesi, però le cose sono in cambiamento. Ci sono fior di studi ad attestare che chi può scegliere è più produttivo e lavora più volentieri. Altri studi testimoniano che il costo totale di possesso di un Mac è inferiore rispetto a quello di un PC. Anni fa IBM ha iniziato a dare a tutti i dipendenti un Mac per default, a meno che non ci fossero ragioni documentate per avere un PC. IBM ha molti dipendenti. Ho vissuto in prima persona il passaggio a Mac di un fornitore di energia, con la trasformazione di circa millecinquecento scrivanie.
Nessuna ragione tecnica oggi giustifica l’imposizione generalizzata di una piattaforma a tutti i dipendenti.
L’azienda che toglie la libertà di scelta del computer alla propria forza lavoro è imbarazzante. Voglio sperare che sia almeno un pochino imbarazzata. Si faccia viva, non per interesse del consulente ma per benessere collettivo: una azienda dove si è liberi di scegliere è una azienda migliore.