Un momento di pausa tra un’osservazione randagia e un’altra: si critichi pure tutto, ma lasciatemi Apple Watch che, mentre sono in acqua, mi propone autonomamente di registrare un workout di nuoto.
Niente di miracoloso: solo una conoscenza minuziosa e vasta, perché accumulata e affinata nel tempo, di come si muove il polso e come varia la frequenza cardiaca (forse anche l’ossigenazione?) durante un bagno in mare, il tutto acquisito da accelerometro e sensori vari.
Tutto evidente e consequenziale, noto da anni. Eppure io sento la meraviglia, in quel momento. E non mi staccherei mai dall’apparecchio, capace di seguirmi e assistermi.