Dobbiamo ricordarci che anche il software è importante. Durante lo scorso anno, Apple ha riscritto i propri servizi di monitoraggio password con un linguaggio diverso da quello precedente: Swift.
Il monitoraggio password deve occuparsi di una quantità stellare di utenze in giro per il mondo, farlo bene e farlo in fretta, con il minor numero possibile di problemi ed errori.
In questo post presente sul blog di Swift (linguaggio open source a disposizione di tutti, non esclusiva di Apple), si citano una riduzione a metà dell consumo di risorse hardware, un aumento del quaranta percento dell’efficienza, l’ottantacinque percento in meno di codice necessario e il novanta percento in meno di occupazione di memoria. La latenza nella fornitura del servizio è di un millisecondo nel novantanove virgola nove percento delle richieste. Di più, con meno.
Cito volontariamente solo Swift per mettere l’accento non tanto sul confronto tra linguaggi, quanto sui vantaggi che comporta l’adozione di Swift in quanto tale. Per chi pensa che si tratti di un argomento Apple-only, si noti che l’infrastruttura del servizio prevede un server, ovviamente manutenuto da Apple, azionato da… Linux. Su cui gira Swift, diventato negli anni anche linguaggio idoneo ad applicazioni server-side, appunto in funzione su un server invece che su un client.
Le password degli utenti Apple sono meglio tutelate, più velocemente, a costi minori e con meno dispendio di energie e di risorse. Chi non vorrebbe progressi simili più o meno su qualsiasi processo?