Torna la goliardia in università, quella bella di una volta: l’ateneo di Milano Bicocca dedicherà per una intera giornata una sala a un convegno intitolato Roboetica. Il futuro dei diritti delle macchine intelligenti.
Mettere piede in Bicocca è più facile di quanto si pensi (una volta persino io ho fatto supplenza per due ore a un amico docente). L’obiettivo della compagnia di giro che occupa l’agenda è ovvio: farsi vedere, farsi sentire, avvicinare gente importante o vogliosa di spendere, fare networking, cavalcare l’onda, confondere volutamente il situazionismo con la bischerata, accreditarsi come interpreti di un fenomeno nuovo a uso dei boccaloni in cerca di consulenze e corsi da pagare. Tutto già visto e niente da dire, già nel Far West si vendeva olio miracoloso di serpente.
Ecco, visto che alla fine sono spazi pubblici, censurare sarebbe ingiusto: alla fine sono solo venditori più dritti di altri in cerca di clientela (e di prodotto, direi). Però uno spazio pubblico istituzionale, una parolina di preparazione all’incontro, sul fatto che non esistono a oggi macchine intelligenti, la potrebbe anche mettere.
Dice: vai tu e fallo notare. Spiacente, ma sono con le figlie ed è molto più divertente. Inoltre alla fine della giornata è previsto un tecnorituale a cura di un collettivo artistico e non so se le mie condizioni psicofisiche possano sopportare un picco di ridicolo, forse pure involontario, dopo un’intera giornata di supercazzole.