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15 mag 2025 - Software

Calcare la mano

Nell’avvicinarsi della chiusura dell’anno scolastico, la vita di un rappresentante di classe peggiora. Nell’avvicinarsi della chiusura di un ciclo, precipita.

Ogni momento c’è una richiesta dal corpo insegnante, una dalla segreteria, una dai genitori, una dal genitore di turno che non ha capito o non ci sta o si è dimenticato o ha la luna storta. Si organizzano spettacoli, feste, uscite straordinarie, momenti insoliti, ognuno con il suo strascico di acccessori, acquisti, trovarobato, sondaggi, persuasioni occulte e imprevisti.

Tutto è una quota, un libero contributo, un ordine collettivo da organizzare, raccogliere una somma da girare ai docenti, oppure a un altro rappresentante, a meno che quello a cui girano gli altri rappresentati sia tu.

Il giro di denaro effettivo è minimo, pochi euro o poche decine di euro in casi eccezionali. Ma ogni richiesta va spiegata e declinata a una classe di famiglie impegnatissime che scrivono messaggi a raffica ma non hanno il tempo di leggere quelli degli altri, che ordinano la cena a domicilio come se niente fosse ma vacillano al pensiero di spostare tre euro e venti via PayPal, che accompagnano la prole a scuola in Tesla full optional e si lamentano perché la gita scolastica dovrebbe costare meno, tutto moltiplicato per venti o venticinque o quelli che sono gli studenti in aula. Non parliamo di quando le richieste sono a livello di interclasse (che so, tutte le terze) e il rappresentante deve raccogliere feedback da trasmettere a un altro rappresentante, che a sua volta chiede feedback alla propria classe, in un telefono senza fili dove naturalmente niente è urgente ma tutti si agitano e ciascuno canticchia a fare il bonifico comincia tu.

Ebbene, l’unica boccata di ossigeno in questo mare di ansiose e frenetiche microtransazioni è ancora e tuttora Calca. Tenere nota del versamento delle quote è un momento; il programma è leggerissimo, funziona su Mac e iPhone e iPad, impostare calcoli straordinari per una situazione imprevista è un momento e, soprattutto, il programma è pensato per inserire agevolmente note Markdown. Ovvero, la situazione di ciascuna raccolta è chiara sempre e comunque, si aggiorna in pochi istanti, in qualunque circostanza, con il vantaggio di avere in tempo record note a contorno ben formattate, chiare e leggibili. Sai subito dove sta la grana, l’eccezione, l’allerta, il vincolo, la scadenza, il promemoria ed è al massimo della fruibilità.

Se dovessi fare lo stesso lavoro in Numbers, con tutto il peso dell’interfaccia, della massa di codice, dell’obbligo di lavorare per caselle, della farraginosità della formattazione, della scarsa praticità specialmente su iPhone, sarei già in iperventilazione.

Numbers (o un altro foglio di calcolo convenzionale a scelta, vale anche per Google Sheets) è meraviglioso per costruire pseudoapplicazioni che elaborano calcoli intricati e sofisticati. Se bisogna occuparsi di numerosi piccoli elenchi soggetti ad addizioni e sottrazioni, da generare eventualmente al volo, da aggiornare a tradimento più volte al giorno in tempo semireale (ho già provato a dirmi che raccolgo tutte le variazioni della giornata per applicarle la sera e, dopo averci provato non lo consiglio a nessuno, specie quando una variazione imprevista complica lo scenario, richiede una risposta rapida, cambia lo stato generale della situazione), Numbers è una macina legata al collo. Così è deciso. L’udienza è tolta.

(Ho calcato davvero la mano? Mica più di tanto, giuro).

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