Le storie brevi della Eclectic Light Company dedicate a Mac mi affascinano circa tutte e in questo periodo ne girano alcune anche meglio della media, come la breve storia dei font in macOS.
Come è consueto per il formato, c’è tutto quello che vale la pena di sapere in formato compatto e svelto, piacevolissimo da leggere. La storia c’è tutta, da quando Macintosh era l’unico computer ad avere un concetto di font fino all’oggi, con la varietà infinita di caratteri e possibilità di cui disponiamo.
Non è stata una passeggiata; la competizione tra i font Type 1 di Adobe e TrueType di Apple prima e anche Microsoft poi ogni tanto ha prodotto anche fatica e problemi. Oggi per fortuna abbiamo uno standard condiviso e le diatribe di formato si sono spostate altrove.
I font sono una capacità assolutamente misconosciuta nei computer di oggi così come in quelli di ieri. L’ignoranza in materia è profonda e irredimibile. Eppure sono una risorsa per la libertà e la diversità di espressione, quindi per la libertà e la diversità tout court.
Ho scelto io il font in cui preferisco scrivere e quello nel quale preferisco pubblicare, invece che omologarmi supinamente su quello che passa il convento, pardon, il default di sistema operativo e applicazioni. È un atto di autocoscienza e di autostima, nonché di rispetto per chi legge. Incoraggio chiunque a praticare attivamente la scelta dei suoi font.