L’informatica personale esiste da decenni e ci sono due manie che permangono nonostante gli ormai numerosi esiti di realtà che dovrebbero meglio consigliare: l’inchiostro elettronico e il telefono stupido, o dumb phone.
Abbiamo toccato un apice con la presentazione di un dumb phone a inchiostro elettronico: schermo come la carta, è più piccolo della media e fa meno cose.
Vorrei chiarire che sono due ottime idee. Come la realtà virtuale e l’automobile volante. Ottime idee le cui lacune hanno impedito finora una commercializzazione di massa.
Commercializzazione di massa significa che la maggioranza delle persone apprezza e ci si trova bene. Di inchiostro elettronico, o e-ink, se ne parla dagli anni ottanta. Concetti spaziali, prototipi promettenti, macchine di nicchia con un mercato per quanto ristretto.
Nella mia carriera di divulgazione, penso che non siano mai passati più di tre anni senza che, in un’altra occasione di grande richiamo, ci sia stata una presentazione per pochi intimi di un lettore e-ink, di uno schermo arrotolabile in e-ink, di una tavoletta e-ink, di un portatile e-ink, di un monitor e-ink, di un qualcosa e-ink.
Oggetti meravigliosi, che hanno il torto di imitare la carta. La carta ha un unico merito: la commercializzazione di massa. Ma non è che sia questo medium eccezionale. Ciononostante, era facilissimo portarne a carrettate ovunque a chiunque. È per questo che la carta si è affermata, mica perché non riflette la luce o perché odora di scrittoio.
La carta ha zero latenza, risoluzione illimitata, colori illimitati, persistenza totale. L’e-ink ha una latenza che anche nei modelli più evoluti è percepibile, risoluzione bassa rispetto alle altre soluzioni esistenti, pochi colori sempre rispetto al resto e anche lui prima o poi finisce la batteria. Sì, non emette luce. Cioè, per leggere a letto hai bisogno di due apparecchi elettrici al posto di uno. Geniale.
Finisce che l’e-ink, a parte ovviamente casi di malattia o disabilità per i quali c’è massimo rispetto, finisce prerogativa di poca gente con senso di colpa (vero, leggo libri elettronici, però dai, sembrano di carta), nostalgici o snob della Moleskine o del blocco per appunti, più un’area consistente di disagiati che non sanno regolare l’intensità degli schermi.
È inconcepibile la quantità di persone che usa gli schermi, di qualunque genere, alla massima luminosità. È uno di quegli stereotipi inspiegabili che si applicano all’informatica e non al resto della vita, come il bisogno presunto di cambiare iPhone tutti gli anni o l’immortalità dei dati registrati su un supporto.
Gente che, se facesse sempre lo stesso, userebbe il sistema audio di casa sempre al massimo volume, l’acceleratore dell’auto sempre a tavoletta, l’ascensore sempre per andare all’ultimo piano.
Quando mi hanno messo per la prima volta a fare data entry davanti a un Apple II, lo schermo a fosfori ocra mi faceva sanguinare gli occhi. Tre minuti e ho usato i controlli di luminosità e contrasto, per ridurre l’intensità della luce. Tutti mi hanno preso per uno strano e magari c’erano altre ragioni, eh; di fatto, decenni dopo, insegno alle mie figlie a tenere la luminosità necessaria e non di più. La mia vista non risente di giornate (e nottate) passate davanti allo schermo. Onestamente, con gli schermi Retina di adesso, non capisco che problemi si possano avere (ripeto, in assenza di un quadro clinico) una volta impostata una luminosità abbastanza bassa da essere confortevole. Risoluzione indifferente (non la avvertiamo più e non ci interessa), zero latenza, miliardi di colori, funziona anche al buio. Che cosa c’è di sbagliato in uno schermo di oggi? Poi, magari, tra vent’anni ci sarà l’e-ink che batte gli Oled e allora si parlerà di altro. Per il momento, sdilinquirsi di fronte a schermi dove a momenti puoi contare i bit che cambiano stato quando giri pagina, non so, mi sembra illogico.
E poi il dumb phone. Siccome sono onnipresenti nella vita, è il presupposto, prendiamo smartphone che facciano certe cose ma altre no. Così lo useremo meno.
Capisco che ci possano essere problemi di dipendenza, ma non la vedo come una soluzione seria. Ammetto di avere affermato che, se potessi, avrei fatto cancellare da iPhone la app Telefono, pur di avere il resto. Sinceramente non comprendo perché, non volendo usare – che so – i social, non si faccia a meno di collegarsi via browser o di scaricare le loro app.
Dice: sì, ma acquisti funzioni che poi non usi e quindi sprechi il tuo denaro. Parliamone. Il Kontakt della recensione linkata costa attorno ai quattrocento dollari. Per la stessa cifra (ma anche per la metà) posso prendere un iPhone ricondizionato che fa meno cose di adesso e, per quello che fa, mangia in testa al dumb phone, dalla fotocamera in poi. Disclaimer: un mio parente anziano usa da cinque anni un iPhone SE ricondizionato pagato cento euro e spiccioli. Per quello che gli si chiede e che deve fare, è perfetto e come scelta non la definirei affatto dumb.
Forse, come dicono i bambini all’uscita da scuola della secondogenita, chi lo dice sa di essere.