Si può pensare bene o male di Apple Intelligence, purché si riconosca che almeno sul piano della salvaguardia della privacy le cose vanno meglio che presso altri produttori.
Per esempio, viene applicata la tecnica della Differential Privacy per addestrare i modelli di machine learning sottostanti senza violare la confidenzialità dei contenuti creati dai clienti.
Un articolo nella sezione Machine Learning Research del sito aziendale spiega in maniera svelta e chiara come l’input di un utente generi la creazione di dati sintetici simili a quelli inseriti, ma del tutto privi di riferimento a una qualsivoglia identità. I modelli – per esempio quello sottostante ai GenMoji – vengono addestrati con questi dati sintetici, che rispecchiano l’essenza di un contenuto originale ma non sono mai uguali a esso e non possono fornire indizi per risalire a chicchessia.
Ciò non ha ovviamente niente a che vedere con quanto Apple Intelligence sia in progresso o quanto funzioni bene. Intanto la privacy è a posto, per il resto, chissà, vedremo.