Ho seguito un signore e mi sono trovato in un sogno. Il nome del signore è Ryan Norbauer è il suo sogno è diventato nel tempo, improbabilmente dice lui, la connessione dell’umanità attraverso tastiere di lusso capaci di evocare la nostalgia del futuro.
Dopodomani inizia la vendita dell’ultima delle sue realizzazioni, la Seneca. Il prezzo non è ancora ufficiale; mi è sembrato di capire tremilaseicento dollari e potrei essermi illuso di leggerlo.
Dalla descrizione del primo paragrafo, Norbauer sembra un pazzo; in realtà ho sintetizzato con una certa brutalità un lungo discorso trovato sul sito dell’azienda.
Lui è uno di noi, entusiasta del tempo in cui sembrava che avremmo conquistato lo spazio e del momento in cui sembrava che avremmo conquistato il ciberspazio. Le sue tastiere hanno un’impostazione stilistica anni sessanta e intendono rievocare lo spirito del duemila, assemblate rigorosamente a mano e costruite con tecnologie e materiali futuristici.
È sì, l’azione della mano sulla tastiera è in sé una dichiarazione di intenti; è il modo di creare comunicazione che la rete può trasmettere in tutto il mondo, è il modo di condividere la nostra umanità con l’umanità.
Poi arriva la tecnologia. Una Seneca pesa oltre tre chili, mostra viti solamente dove è intenzionale farlo per raggiungere un effetto estetico; i materiali sono della maggiore qualità, con tolleranze minuziosissime, sconosciute ai prodotti off-the-shelf, e una progettazione mirata a portare la massima durata, il minimo decadimento nel tempo, il totale piacere di usare una tastiera.
Interessante il fatto che sia compatibile Mac da subito, senza dover fare giochi di prestigio hardware o software. Il layout è solo americano e però i tasti sono compatibili con lo standard attuale usato nelle tastiere meccaniche, Cherry MX. Compatibili non vuol dire equivalenti: il sistema di pressione dei tasti è suo, coperto da svariati brevetti e curato allo spasimo.
Norbauer è arrivato a costruire tastiere di élite dopo avere raggiunto la tranquillità finanziaria grazie alle sue esperienze imprenditoriali precedenti e certamente non lavora in perdita, ma può permettersi di vendere tastiere che richiedono un anno di fabbricazione a prezzi che ignorano l’idea di fasce di acquirenti, quote trimestrali o andamenti di mercato.
La cosa che mi affascina maggiormente non è tanto la tastiera meccanica extralusso quanto il racconto che lui fa dell’esperienza. A suo modo, sorta di connubio tra dandy e nerd, Norbauer è rimasto un romantico, conscio delle aspettative che avevamo rispetto alla diffusione globale dei computer, alla rivoluzione del software libero, alle prospettive di libertà e progresso promesse dalla rete ubiqua. I suoi oggetti vogliono richiamare quel mindset e quell’entusiasmo; condivido in toto la narrazione anche se una Seneca non è in cima alle mie attuali priorità di acquisto.
Il sogno, quel sogno, resta e Norbauer è una persona evoluta, colta, raffinata, lontana dal prototipo dello startupparo-bulldozer che lavora venti ore al giorno. Invece dice una cosa che avevo intuito da novello studente universitario ma lui esprime in forma più semplice ed efficace:
Sono piuttosto sicuro che tutto sia relativamente semplice. Molto di quanto passa per intelligenza è solo persistenza e alta tolleranza alla noia (che potrebbero tecnicamente essere la stessa cosa).