Apprendiamo dal Guardian di una famiglia inglese, disperata perché la figliola di otto anni ha speso in novanta giorni ottomilacinquecento sterline attraverso il proprio iPhone, mandando denaro su svariati canali YouTube (sì, il titolo del giornale chiama in causa App Store, che c’entra zero).
Da padre, massima solidarietà alla famiglia e critica severa ad Apple che ha mostrato ben poca comprensione e ha rimborsato solo una parte degli acquisti effettuati davvero su App Store, poche decine di sterline. Certo, se ci si mettono tutti poi è un disastro; certo, ci sono le salvaguardie; certo, certo, però capisci se hai davanti un nucleo di truffatori oppure due genitori sprovveduti e agisci come deve fare una Apple, cioè fare la cosa giusta. Altrimenti fai una brutta figura.
Detto questo, una bambina di otto anni, con un iPhone personale, con un ID Apple creato autonomamente fuori dalla Famiglia, collegato alla carta di credito del padre a sua insaputa, senza alcuna istruzione né alcuna supervisione né alcuna verifica, lasciata da sola a relazionarsi con adulti su canali non sicuri, per novanta giorni…
Ho una figlia di dieci e una di sette; ho una certa attenzione verso il tema. Niente di questo accade né potrebbe accadere, con questa entità, per questo tempo, non perché siamo tutti geni ma per minimo buonsenso e minima educazione. Solidarietà alla famiglia, ma anche una pedata nelle terga dei genitori. Da quando è nato App Store sono anche passati diciassette anni e non è più possibile che non siano chiari certi fondamentali. A prescindere dal fatto che un iPhone lasciato in autonomia totale a una ottenne è un rischio che io non ci dormirei la notte. Brutto dire chi non ha testa apra le tasche; comunque, dico ringrazia che hai solo perso soldi e non sono accadute cose peggiori.