Quasi non faceva in tempo a uscire l’aggiornamento software atteso da molti che, frazioni di secondo dopo, MacStories pubblicava Apple Intelligence in iOS 18.2: una immersione in profondità con Siri e ChatGPT, insieme.
Ne consiglio vivamente la lettura perché di tutto si tratta tranne che di un testo lavorato all’ultimo. È stracolmo di informazioni e notizie pratiche di prima mano, probabilmente la migliore guida ad Apple Intelligence leggibile oggi, in vantaggio di molte lunghezze sul resto. E poi l’incipit di Federico Viticci risuona in me fino all’ultima virgola:
Sono completamente disinteressato ai prodotti generativi con lo scopo di produrre immagini, video o testo in sostituzione della creatività e dell’intervento umano. Trovo i prodotti generatori di arte finta disordinati, sgradevoli e oggettivamente dannosi per il genere umano in quanto vogliono rimpiazzare il processo creativo con una approssimazione acefala di che cosa significhi essere creativo ed esprimere sentimenti, cultura e ingegno attraverso un lavoro veramente e significativamente creativo.
C’è pure la pars construens:
Sono profondamente interessato all’idea di intelligenza artificiale assistiva condotta da agenti con lo scopo di eliminare il lavoro ripetitivo dalla vita delle persone e, appunto, assisterle nel processo creativo.
Ci vuole molto, tutto tempo di lettura estremamente utile, per arrivare al risultato.
Non facciamoci sviare dalle distrazioni di Image Playground e Image Wand. La vera apertura di Apple sta nel potenziale di infrangere la barriera dell’interfaccia utente del chatbot e costruire una intelligenza artificiale assistiva che funziona accanto a noi e alle app che usiamo ogni giorno, per rendere noi più produttivi, più connessi e, come sempre, più creativi.
Se Apple riuscisse a rendere utile e perfettamente integrato il modello linguistico spacciato per intelligenza artificiale, avrebbe compiuto un’impresa paragonabile a quella di dotare un sistema operativo Unix di una interfaccia umana. Cosa questa che nessun altro ha ancora fatto ai livelli di Apple, dopo più di vent’anni.