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22 nov 2024 - Software

Il destino di App Store

Jason Snell sostiene, versione abbreviata di un lungo articolo su Six Colors, che App Store deve essere terminato e Apple deve adottare il modello software di Mac.

Il presupposto è l’apertura della piattaforma: su Mac, per quanti possano essere gli ostacoli tecnici, c’è ancora e sempre un modo per fare funzionare un programma non firmato, non notarizzato, non considerato.

Su iOS e affini, App Store è l’unico modo per fare funzionare programmi – salvo i pasticci europei ultimi scorsi – e non c’è altra strada.

Snell riconosce che App Store ha consentito la nascita di un florido mercato del software, che dà lo stipendio a tanti sviluppatori e che non ha al momento uguali per prosperità. Troviamo programmi solo su App Store, ma ne troviamo per tutti i gusti in numero e varietà perfino eccessivi.

Nondimeno, dice Snell, questo dovrebbe finire. Prendiamo esempio da Mac, dice, che appunto tutela l’utente dal funzionamento di programmi anomali ma, se l’utente lo desidera, può fare girare qualsiasi cosa in arrivo da dovunque. E facciamo lo stesso su iPhone, iPad eccetera.

A me va anche bene; non mi è chiaro dove stia il meccanismo che porterà gli sviluppatori in massa su Mac così come App Store li ha portati su iOS. Nemmeno mi è chiaro che cosa farebbe rimanere gli sviluppatori dove sono ora.

App Store ha difetti e problemi noti, non è la piattaforma perfetta. Però ha portato un numero infinito di programmi, cosa che su Mac mai è accaduta.

Più che terminare App Store a me starebbe bene superarlo, però con qualcosa che mantenga l’appeal per gli sviluppatori e porti già che ci siamo a una fioritura di programmi e di presenza di programmatori anche su Mac.

Non ho in mente una soluzione. L’ho già scritto: eliminerei gli acquisti in-app che sono tossici e farei pagare almeno un euro per qualunque app non si qualifichi come assolutamente e incontestabilmente gratis, senza trucchi e dark pattern. La pubblicità è tossica pure lei e preferirei non vederla. Versioni di prova per testare un futuro acquisto, possibilità di aggiornare una app e fare pagare per l’aggiornamento. Questo sarebbe un App Store con il minimo sindacale di normalità. Che però non risolve i problemi di lungo termine e non soddisfa Snell.

Neanche lui ha in mente una soluzione. Penso che un giorno Apple metterà Gatekeeper su iPad in configurazione molto più agguerrita e studierà dei meccanismi che inibiscano l’uso di app a pagamento non provenienti da App Store. Posto che glielo lascino fare.

Ma neanche questa è la soluzione. Chi ci dà la libertà di Mac e l’abbondanza di App Store, insieme, senza avere la chiusura? Si raccolgono idee.

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