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Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

14 lug 2024 - Web Software Privacy

Sotto il segno del monitoro

Mentre Apple rappresenta per l’Unione Europea un problema di disparità di trattamento verso gli altri concorrenti da parte di un gatekeeper, pare che Google possa considerare il web – chi mai penserebbe si tratti di una piattaforma di uso universale? – come cosa sua.

La novità di oggi è la presenza in Chrome di una estensione che assegna a tutti i dominî punto google punto com pieni poteri di monitoraggio dei sistemi di chi usa il browser.

Se ne parla oggi, tuttavia il codice è pubblico da oltre dieci anni.

L’estensione non è cancellabile. Ho parlato di Chrome mentre avrei dovuto dire Chromium. Sappiamo già che Edge e Brave (!) contengono l’estensione. Per la precisione, Edge assegna i poteri di monitoraggio sempre ai dominî punto google punto com e non a quelli Microsoft.

Stando a un dipendente di Google, la funzione viene usata a scopo di monitoraggio per verificare, per esempio, l’utilizzo del processore durante l’impiego di Google Meet.

Il punto è che questa possibilità è vietata a qualunque altro programma non Google. Mettiamo che io usi Zoom; Zoom non può verificare il carico di lavoro del processore, perché Google non fornisce una API che permetta a sviluppatori terzi di mettere al lavoro l’estensione.

Chiaro vantaggio illecito sulla concorrenza.

Siccome Chrome è un gatekeeper e il web, santiddio, è il mezzo più condiviso e collettivo che sia stato inventato, c’è un clamoroso comportamento anticompetitivo.

Sul quale l’Europa, sempre puntualissima e puntigliosissima con gli app store, glissa con sublime noncuranza.

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