Mentre Apple rappresenta per l’Unione Europea un problema di disparità di trattamento verso gli altri concorrenti da parte di un gatekeeper, pare che Google possa considerare il web – chi mai penserebbe si tratti di una piattaforma di uso universale? – come cosa sua.
La novità di oggi è la presenza in Chrome di una estensione che assegna a tutti i dominî punto google punto com pieni poteri di monitoraggio dei sistemi di chi usa il browser.
So, Google Chrome gives all *.google.com sites full access to system / tab CPU usage, GPU usage, and memory usage. It also gives access to detailed processor information, and provides a logging backchannel.
— Luca Casonato 🏳️🌈 (@lcasdev) July 9, 2024
This API is not exposed to other sites - only to *.google.com.
Se ne parla oggi, tuttavia il codice è pubblico da oltre dieci anni.
L’estensione non è cancellabile. Ho parlato di Chrome mentre avrei dovuto dire Chromium. Sappiamo già che Edge e Brave (!) contengono l’estensione. Per la precisione, Edge assegna i poteri di monitoraggio sempre ai dominî punto google punto com e non a quelli Microsoft.
Stando a un dipendente di Google, la funzione viene usata a scopo di monitoraggio per verificare, per esempio, l’utilizzo del processore durante l’impiego di Google Meet.
Il punto è che questa possibilità è vietata a qualunque altro programma non Google. Mettiamo che io usi Zoom; Zoom non può verificare il carico di lavoro del processore, perché Google non fornisce una API che permetta a sviluppatori terzi di mettere al lavoro l’estensione.
Chiaro vantaggio illecito sulla concorrenza.
Siccome Chrome è un gatekeeper e il web, santiddio, è il mezzo più condiviso e collettivo che sia stato inventato, c’è un clamoroso comportamento anticompetitivo.
Sul quale l’Europa, sempre puntualissima e puntigliosissima con gli app store, glissa con sublime noncuranza.