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Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

23 giu 2024 - Software

Prima l’Europa

Quando Apple fa sapere che alcuni servizi dei prossimi nuovi sistemi operativi potrebbero non essere disponibili al lancio in Europa per via di problemi con l’europeo Digital Markets Act, fa la furba, si evita problemi o di problema ne evidenzia uno?

Fa la furba: è pressoché certo che funzioni come Apple Intelligence non saranno disponibili a tappeto per tutte le lingue europee alla pubblicazione dei nuovi sistemi operativi. Molto probabilmente, per dire, l’italiano arriverebbe più tardi. Si sta parlando di codice appena entrato in beta all’indomani di Wwdc, che in beta rimarrà per settimane, soggetto a modifiche, correzioni, emendamenti. Apple agita le acque, guarda che cosa succede, dà la colpa all’Unione Europea per qualsiasi cosa succeda e soprattutto mette in mano a Bruxelles la patata bollente.

Si evita problemi: Apple ha già avuto abbastanza gatte da pelare con App Store e non ne desidera altre, anche perché il mercato europeo non è neanche questa grande priorità. Il Digital Markets Act prevede multe per percentuali significative del fatturato globale. iPhone Mirroring è un punto di principio su cui ha senso immolare, per dire, dieci o venti miliardi di dollari? Più volte? Probabilmente no. La gente si arrabbierà, forse, ma più con l’Unione Europea che non Apple. Intanto la patata bollente è in mano a Bruxelles.

Evidenzia un problema: qualunque onesto cittadino può sapere tutto del Digital Markets Act, nella propria lingua, previo scaricamento di appena centomila parole scritte in burocratese che certamente, come chiunque potrà confermare con la propria estesa esperienza di diritto continentale, saranno certamente prive di ambiguità e contraddizioni, cattureranno correttamente l’essenza dei mercato tecnologico e stabiliranno il campo di gioco ideale cui tutto il mondo dovrebbe ispirarsi per garantire libera concorrenza, libera interoperabilità e il miglior mercato possibile per l’utente finale.

(Come è già successo, per esempio, nel campo del cloud, delle suite di produttività per ufficio, nella promozione del software libero nella scuola e nel settore pubblico, dove l’Europa, tutti lo constatiamo quotidianamente, è all’avanguardia).

Fuori dal sarcasmo, certamente Apple ha sufficienti avvocati per leggersi e comprendere cento volte il testo del Digital Markets Act. Il problema è sapere come verrà interpretato dai legulei dell’Europa. Sì, perché sapere in anticipo se SharePlay Screen Sharing sarà conforme è un atto di fede nel testo. Fin qui, il costo aggiuntivo di messa in opera della funzione è minimo. Se però poi la Commissione europea decide che la conformità non c’è, a posteriori, quali sono i costi successivi? Creare API che non erano previste? Modificare il codice di partenza? Compromettere la compatibilità con altri apparecchi Apple per garantire quella all’esterno? In quanto tempo si fa? Le prestazioni restano uguali? E la sicurezza? Intanto, aleggiano le multe.

iPhone è un apparecchio gatekeeper, nel gergo europeo; Mac non lo è. Apple potrebbe installare Apple Intelligence in macOS e lasciarlo fuori da iPhone, e dormire sonni tranquilli. Nel frattempo, Apple è quella che è perché ha fatto dell’integrazione tra gli apparecchi un vantaggio competitivo; funziona meglio, dà più soddisfazione. In nome dell’Europa, l’integrazione va a farsi benedire. E il vantaggio competitivo? È stato ottenuto ai danni di Microsoft o di Samsung? Seriamente?

La patata bollente passa nelle mani dell’Unione europea. Che può benissimo accedere alle beta e alla relativa documentazione, come ogni sviluppatore del pianeta. e decidere se iPhone Mirroring è un problema. Facendolo sapere prima. Se lo fa, problema risolto. Apple sa come comportarsi e gli utenti finali sanno che cosa attendersi.

Se l’Unione non lo fa e aspetta dopo, Apple non sa come comportarsi e gli utenti finali non sanno che cosa arriverà. A ciascuno figurarsi se questo corrisponda agli obiettivi di avere il mercato più concorrenziale e dinamico del mondo dichiarati dall’Europa.

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