Riassunto delle puntate precedenti: la Commissione Europa ha varato un Digital Market Act che impone un certo grado di apertura, secondo l’idea che ne ha la Commissione stessa, alle piattaforme che superano una certa soglia di diffusione e quindi si meritano il titolo di gatekeeper, giustamente popolarizzato a suo tempo da un film sulla caccia ai fantasmi.

È così che iOS, solo nel mercato europeo, è tenuto a consentire l’esistenza di app store alternativi installabili su iPhone. Come Apple abbia interpretato il proprio mettersi in regola e come la Commissione lo valuti rientra nei meccanismi della pochade e ora ci interessa meno.

Ora emerge che la Commissione ha a suo tempo aperto un’inchiesta per verificare se iPadOS fosse anch’esso un gatekeeper.

Dopo un semestre, abbiamo il risultato: iPadOS è un gatekeeper… nonostante – è scritto testuale nel documento – non raggiunga le soglie quantitative definite nel Digital Market Act.

In altre parole, è un gatekeeper perché la Commissione Europea vuole che lo sia.

La piattaforma ha sei mesi di tempo per mettersi in regola con i requisiti del Digital Market Act – che non sarebbe tenuta a rispettare non avendo i numeri – durante i quali immagino che, viste le parti in gioco, vedremo superate diverse soglie, come quella dell’arbitrio, quella dell’ipocrisia e, ovviamente, quella del ridicolo.