Mentre le scuole media di San Francisco lavorano per reintrodurre l’algebra in terza media, tolta nella convinzione che rendesse la vita più difficile agli studenti svantaggiati, l’università texana di Austin torna a richiedere obbligatoriamente ai nuovi iscritti gli esami indipendenti di valutazione SAT (un equivalente dei nostri Invalsi, detto con grande approssimazione ma velocemente).
L’ateneo di Austin (per i non addentro, la capitale del Texas, come fosse Berna o Lisbona) è la spia di un macrotrend che coinvolge oltre duemila college di ogni rango e dimensione. Il coronavirus aveva cambiato tante dinamiche di ammissione nelle università, che avevano allentato i controlli all’ingresso; ma poi c’era anche la parte ideologica. I test di valutazione premiavano i privilegiati, quelli che avevano più possibilità di prepararsi, magari prendere pure un insegnante a domicilio per farsi aiutare, che non avevano magari bisogno di lavorare parallelamente alla frequenza dei corsi; insomma, i test portavano discriminazione.
Nessuno li ha tolti, ma nessuno li ha più richiesti; una domanda di ammissione poteva pervenire con o senza risultati di un test di valutazione.
Dopo qualche anno, ci sono i dati. Si è scoperto che gli studenti ammessi senza un test alle spalle hanno (mediamente, ovvio) più difficoltà a progredire nel curriculum.
Si è capito che i risultati di un test aiutano le università ad attivare i programmi di supporto per gli studenti che possono avere bisogno di aiuti supplementari per arrivare a risultati. Se uno studente arriva senza test e ha bisogno di una mano, non c’è modo di saperlo e nemmeno di dargliela, la mano.
Ciliegina sulla torta: i soggetti più discriminati dall’assenza di test di valutazione sono… gli studenti brillanti provenienti da famiglie bisognose. Che, con i test, hanno la possibilità di emergere e fare attivare da un’università un programma di borsa di studio o altro atto a permettere di continuare e completare gli studi. Se nessuno porta i test, non si possono individuare i talenti e aiutarli come necessario.
Il principio di garantire a tutti l’accesso agli studi superando le diseguaglianze sociali è un cardine di una società moderna. L’idea che nascondere la bravura (o meno) degli studenti alleggerisca le diseguaglianze di partenza, ecco, a livello di prima ingenuità ci può anche stare, basta rendersi conto almeno con i dati di fatto che è una stupidaggine.