C’è una testata chiamata The Information che, come altre, eroga i propri articoli a pagamento e secondo me possiamo farne a meno, se prendiamo per buona la ripresa del pezzo da parte di MacRumors.
Apple spenderebbe somme ingenti per l’addestramento dei propri modelli linguistici interni. Ma pensa. E avrebbe un chatbot attivo in via sperimentale, cui alcuni dipendenti possono accedere. Sconvolgente, vero?
Apple avrebbe anche team dedicati alla generazione di video e immagini tramite AI (chi ci avrebbe pensato?) e lavora per portare la tecnologia nell’automazione di compiti complessi da dare in pasto a Siri, là dove ora bisogna fare a mano con i Comandi rapidi. Per una società capitalizzata verso i tre trilioni di dollari sembra il minimo sindacale, più che uno scoop.
Ma dove si coglie l’inutilità dell’articolo e anche dell’articolista, posto che sia umano, è dove si legge che ormai il chatbot a base di Llm è diventato un must-have, qualcosa che non si può fare a meno di avere.
E difatti, scorrendo i numeri e i conti di Apple, sembra proprio che tutta questa urgenza manchi, o sia poco visibile; il chatbot con la mela sopra manca e nemmeno è percepita un’urgenza qualsivoglia in tal senso. La società macina vendite e trovo difficile immaginare la scena all’Apple Store dove il commesso propone un Mac e il visitatore replica ma il chatbot ce l’ha? Se non ce l’ha non lo compro!
C’è un punto importante da qualche parte? Sì, non nell’articolo però. Ce lo ricordiamo noi.
Apple spende da molti anni cifre ingenti nel machine learning e in tutte le tecnologie attualmente trendy. Prima ancora di arrivare a Siri, i punti dell’ecosistema dove ricadono i frutti degli investimenti sono numerosi e spesso evidenti.
Il punto è che Apple non investe per fare soldi. Non direttamente, almeno. Il progresso in un Llm interno domani si traduce in mappe migliori, un servizio più brillante a chi usa messaggi, il riconoscimento più sollecito nei messaggi di posta di materiale da riportare dentro i Contatti o nel Calendario eccetera eccetera. Niente di tutto questo, tuttavia, viene venduto come prodotto a sé. Non si fa l’abbonamento ad Applechat.
Intanto, senza clamori e conversioni sulla via di Damasco, l’ecosistema software si completa, arricchisce, rafforza. Un apparecchio Apple si fa apprezzare nel suo insieme, più che per correre dietro a tecnologie tutto tranne che nuove.
The Information avrebbe fatto un pezzo migliore se avesse spiegato come e perché Apple fa cose diverse dagli altri. Invece ha cercato di farci credere che debba agganciarsi al trenino e questa cosa ha smesso di essere divertente dai remoti tempi dei netbook.