Ieri raccontavo dell’ arrivederci a iMovie per la sua macchinosità e inadeguatezza nel tempo presente ove uno non cerchi i titoli di testa modello trailer o il filo diretto tra fotocamera e montaggio.
Oggi sto estraendo il cartellino giallo per Dropbox, che ha cambiato la sua posizione nel sistema dalla cartella Inizio a una delle misconosciute cartelle dei servizi cloud. E non è una cosa buona.
Intanto fa saltare alias e preferiti nella barra laterale del Finder. Vabbè, si rifanno. Però, uffa. E poi, più grave, ho l’impressione che dentro la cartella in questione non funzioni, o non funzioni bene, la ricerca classica del Finder.
Per quanto ne so, potrebbe anche essere un cambiamento richiesto da Apple; per quanto dà fastidio, è tale da farmi rivalutare l’utilità del servizio (e qui capirei il perché, se è dovuto ad Apple, quest’ultima lo ha deciso).
Anche qui, Dropbox è in trasformazione progressiva da salvavita brillante a male necessario e talvolta pure pasticcione. Progressivo è anche il disamore; ammetto che per iCloud pago tre euro al mese e per Dropbox no. Al tempo stesso, proprio non è questione di denaro, ma di esperienza d’uso.
Comincio a pensare che Steve Jobs avesse ragione, quando diceva che Dropbox era una feature, non prodotto.