Non trovo più il tweet dove l’ho letto e mi dispiace, perché merita l’attribuzione, comunque watch Series 8 è per chi non vuole morire e watch Ultra è per gli altri.
Presentano iPhone 14, i superesperti fanno spallucce, disquisiscono degli spigoli di watch e naturalmente commentano l’ennesimo rendering buttato lì da qualcuno che sa niente di Apple e invece sa modellare tridimensionale. Il rendering di watch Ultra, invece, non l’ho proprio visto, chissà come mai.
Un iPhone 14 può chiedere aiuto via satellite e durante l’evento si dilungano a spiegare come funziona e che cosa consente. Sono curioso di vedere come faranno a copiarla su Android, questa funzione, che in pratica è il trapianto hardware di un sottoinsieme di telefonia satellitare dentro iPhone.
Non che manchino gli altri progressi; anche qui, mea culpa, non ho il tweet sottomano, ma ogni anno Apple dice: visto che schifezza di fotocamera abbiamo mostrato l’anno scorso? Guarda quest’anno.
Però Apple non innova, dice, il design non è più quello di una volta. Da anni non vedevo i commenti che vedo a proposito della Dynamic Island, design is how it works. Prendi una caratteristica hardware che potrebbe sembrare un difetto e la trasformi in un vantaggio, con una eleganza software che tradisce l’attenzione persino esagerata al dettaglio.
Apple took what should have been a weakness for this phone, and made it into one of its greatest strengths. Ingenious. pic.twitter.com/s1aifF1yXY
— GregsGadgets (@GregoryMcFadden) September 7, 2022
Parlando di design, tornare a watch Ultra per un momento e contemplarlo. Le linee, ma anche l’action button e poi i cinturini. Sono contentissimo del mio watch Series 7 che, per filosofia consolidata, non si tocca e non si cambia. Ma i cinturini dell’Ultra arrivano da una civiltà più evoluta.
Sarà che si concentrano sul design di iPhone e di AirPods e di watch e trascurano macOS? Può darsi. Oggi però parliamo di questi prodotti e assistiamo a una evoluzione di prodotto che, nel caso di iPhone, pure arrivata alla tredicesima iterazione o giù di lì, impressiona.
Da notare che l’evento è stato virtuale, però c’è stata una partecipazione fisica ad Apple Park. È una conferma che certi cambiamenti indotti dalla pandemia sono destinati a incidere in modo permanente. Vuoi gente che prenda in mano i nuovi modelli, ma la presentazione globale, preparata cinematograficamente, non si batte, soprattuto se realizzata in maniera impeccabile e sempre con un tocco diverso rispetto alle precedenti.
Presentazione in cui c’era una citazione dalla nuova stagione di Severance. Non guardo Severance, ma ho visto quei pochi fotogrammi a fine evento che non riuscivo a collocare. Trovata la spiegazione, mi è venuta la curiosità di vedere Severance. È possibile che l’evento di quest’anno porti un numero imprecisato di nuovi spettatori su TV+, se qualcun altro avrà provato le stesse sensazioni e compie identico percorso. Fai l’evento per vendere iPhone e intanto guadagni spettatori per le tue serie in modo scaltro e accattivante, si possono permettere anche questo.
Che altro? È stata dispiegata sul palco virtuale una quantità e una qualità di tecnologia davvero poco usuali. Eppure torniamo a casa, virtualmente, pensando a gente in difficoltà in montagna che chiama aiuto con il satellite, fa incidenti d’auto ma se la cava perché l’orologio chiama i soccorsi, riesce a filmare correndo e a produrre video stabile, capisce meglio quando ovula grazie alla rilevazione della temperatura corporea.
Vediamo sempre più persone e sempre meno tecnologia, nonostante la tecnologia sia tanta ed evoluta. È una delle premesse della vittoria della tecnologia: rendersi invisibile. iPhone lo compri perché fotografa alla grande, ti tira fuori dai guai e come tocchi il notch rimani conquistato. Fino a ieri, il notch era lo stigma. Se non è genio, è lavoro. Pazzesco.
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