Sto giocando troppo poco ai miei amati roguelike (oltre che trascurare l’aspetto tecnico del blog). In attesa di riuscire a riprendere in mano alcuni task essenziali, sono compiaciuto di vedere Nethack entrare a fare parte della collezione permanente del Museum of Modern Art di New York.
Nella quale i lavori software sono ottantacinque, non ottomila. Ci sono una selezione e un criterio della stessa e, dalla mia posizione di incompetenza, posso solo plaudire alla scelta.
Probabilmente c’entra anche il trentacinquesimo compleanno del progetto, più forse dell’altro: come spiega lo sviluppatore Jean-Christophe Collet, che vi ha partecipato attivamente per una decina di anni,
è uno dei primi, se non il primo progetto software a essere stato sviluppato interamente via Internet da un team distribuito sul globo.
Nethack ha bisogno di essere giocato a lungo e con impegno per apprezzare il genio che è stato profuso a piene mani nel codice. Su Mac scaricarlo è un momento, mentre su iPad o iPhone ci sono varie app. Probabilmente la più fedele è iNethack 2 di Future Shock, anche ragionevolmente aggiornata rispetto allo sviluppo più recente della base di codice.
Sopravvivere fino al ventiseiesimo livello e finire Nethack è ancora più difficile che apprezzarne il genio e dovrebbe entrare in quelle classifiche tipo delle cento cose da fare nella vita.