Giorni fa spiegavo a un pubblico selezionato che siamo diventati tutti IT Manager e che la figura professionale stessa è da riconfigurare (cosa vera da almeno quindici anni). Uno dei motivi è che, se nella preistoria era tanto trovare un computer appoggiato sulla scrivania dell’ufficio, oggi viviamo con due, tre cinque computer intorno a noi, parlando solo di quelli personali. E andrà sempre peggio, ho chiosato.
Si prenda per esempio il nuovo Studio Display di Apple. Un monitor? Dipende da come lo si guarda. Si potrebbe anche vederlo come un device iOS equipaggiato con la versione 15.4 del sistema operativo e sessantaquattro gigabyte di disco (grazie a tf42 per la segnalazione), anche se sessantadue di questi sono inutilizzati. Per ora.
Probabilmente lo resteranno, ufficialmente almeno. Qualche spazio fa comodo per aggiornamenti del firmware e magari qualche funzione accessoria in più, certo non tutto quello spazio.
Molto probabilmente si tratta di economia di scala; ad Apple costa meno inserire in Display Studio un system-on-chip A13 Bionic così come viene prodotto che realizzare una versione apposita per il monitor. Come continueremo a chiamarlo, per quanto contenga al suo interno – possiamo scegliere – il nucleo di un iPhone 11, un iPhone SE di seconda generazione o un iPad di nona.
Suppongo che vedere uno sviluppatore intraprendente aprirlo e farne una stazione di lavoro autonoma con qualche hack hardware sia solo questione di tempo.