Si ricomincia a dibattere di chiusure, aperture, didattica a distanza, baluardi da difendere, simboli, funzioni sociali, figure professionali a rischio, come se in questi due anni la scuola fosse cambiata zero di fronte alla sfida del virus.

Notizia shock: in questi due anni, è cambiata zero. Così come detrattori e tifosi, una compagnia di giro mortificante.

Su questo si innesta naturalmente la crociata contro il digitale. La scuola delle mie figlie, per altri versi eccellente, ha una riflessione in corso ma intanto non permette di sostituire i libri di scuola con un tablet contenente tutti i libri di scuola.

Non si sta parlando di lezioni fantasiose o tecnologie aliene; dei libri di testo digitali.

Ma tant’è, la piccola società di Ron Avitzur, l’autore della Calcolatrice Grafica (torneranno anche i vecchi post), ha una pagina non indicata sulla home, dove si parla del lavoro che sta compiendo sui libri di testo con la realtà aumentata.

imposti una funzione su un apparecchio e la vedi davanti a te, appoggiata sul banco, sul libro, per terra. Il poligono, la curva, la superficie sono manipolabili a gesti. Se una parte della curve non è chiara le si può girare intorno, capovolgerla, ingrandirla.

Insomma, la rovina della nostra gioventù, che potrebbe imparare matematica e geometria con mezzi sconosciuti alle generazioni precedenti e invece potrà consolarsi dell’odore della carta.

La realtà aumentata, chiedo scusa per il truismo, è una realtà. La realtà in quanto tale è una realtà incrudelita: mentre noi ci balocchiamo con il campionario dei trucchi per fare rimanere la scuola nel novecento, il duemila è già oltre un quinto del percorso.

Rimarremo indietro, ancora più indietro, e quelli che propugnano l’arretratezza per approfittarne saranno a godersi le loro pensioni immeritate.

Pensarci, che fra un po’ si vota, che i nostri figli prima o poi saranno diventati genitori a loro volta. Almeno cerchiamo di costruire per i nipoti.

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