In diversi mi hanno ricordato tra il serio e il faceto che tramite WordPress è possibile andare online con un blog senza difetti, che funziona quasi da solo, che costa niente e si può pure personalizzare.
(Per Claudio: devo partire da questa pagina per arrivare all’ordine cronologico inverso. Per kOoLiNuS: se solo potessi passare a lavorare sul blog tutto il tempo che già mi tocca passare a lavorare su WordPress…).
Tutto assolutamente vero; solo che ciascuno sceglie dove mettere il suo entusiasmo, la sua voglia di imparare, la la sua capacità di pasticciare. Per ognuno le scelte sono diverse e io gioco di ruolo, altri vanno in barca, altri pilotano droni, altri leggono fantascienza, altri pattinano sul ghiaccio eccetera. A ciascuno gli entusiasmi altrui appaiono sempre come stranezze, mentre i suoi, invece… in una delle serate memorabili della mia vita, a una serata si presenta l’amico di un amico, con un gioco da tavolo di domande e risposte sulla storia del cinema. Simpatico, cortese, con buone battute, amabile, cerca in tutti i modi e alla fine riesce a farci scegliere il suo gioco del cinema per la serata.
Al termine della serata stessa viene fuori che è un fanatico di cinema, adora il suo gioco da tavolo del cinema e lo porta con sé in qualsiasi occasione sociale. La cosa veramente forte è che non era mica tanto bravo sulla storia del cinema e in più d’uno gli siamo finiti davanti. Non giocava per vincere; giocava per parlare di cinema attraverso il suo gioco. Una persona realizzata, a suo modo certo, ma ogni volta che veniva scelto il suo gioco, era il suo momento.
Più seriamente: c’è la questione dell’espressione di sé e del proprio messaggio. Da anni sostengo che il digitale ha reso ciascuno potenzialmente responsabile non sono dei suoi contenuti, ma anche del loro aspetto, del loro contenitore, delle modalità di distribuzione, di tutto. Chi non lo fa, del tutto rispettabilmente, non si prende un vantaggio, ma rinuncia a una responsabilità. Il mezzo è il messaggio, lo sappiamo da tanto.
Non tutti hanno il mio privilegio di essere cresciuto professionalmente nell’editoria e di avere potuto toccare con mano il significato differente che si può dare a un contenuto lavorando sulla sua presentazione e capisco benissimo chi non si ponga la questione. Personalmente me la pongo; c’è chi ha compreso talmente il significato di questa nuova situazione da dedicare la vita a scrivere un software di fotocomposizione e uno di gestione di font, che gli dessero il controllo totale e assoluto su ogni aspetto di suoi contenuti. Donald Knuth, l’essere umano più umile e contemporaneamente ambizioso che io conosca, ha banalmente cambiato la storia del mondo con il suo lavoro e possa vivere ancora molto a lungo. Il perché abbia cambiato la storia del mondo, se c’è richiesta, è argomento tranquillo per un altro post: qui è sufficiente citare il come.
Sempre seriamente: quanto appena detto si estende pacificamente ai mezzi di distribuzione del contenuto stesso. Ma chi usa WordPress, perché non usa Facebook? È ancora più facile, immediato, fa felici e appagate persone a miliardi. La risposta è ovvia: non si ha controllo sulla distribuzione di contenuti propri tramite Facebook e allora si sceglie diversamente. Poi ci sono le questioni etiche, di privacy. E qui, con WordPress, si apre un mondo, fatto per esempio di violazioni dei siti, grazie ai plugin bacati che WordPress permette felice di installare a gente sprovveduta. Magari domani bucano il mio blog, privo di WordPress e di plugin; ma sarà per la mia inesperienza. Inesperto sì. Sprovveduto no. Quando sei consapevole delle scelte che fai, fai scelte. Seguire la corrente è una scelta, e anche non lo è. Se metti i remi in barca e ti fermi, segui la corrente lo stesso. WordPress è la corrente.
Poi: nella mia visione del mondo, il computer è una straordinaria macchina per imparare. Certo le mie pretese in questo senso devono sottostare a vincoli importanti quando lavoro; quando non lavoro, invece, voglio la possibilità di apprendere. Con WordPress impari zero virgola, forse neanche la virgola. Con altro, nella buona e nella cattiva sorte, si aprono possibilità. A me sfruttarle bene o male, di più o di meno, il preferire l’essere criticabile al fare il compitino, il provare a diventare migliore oppure sprecare tempo. Da quando ho cominciato questo viaggio, ho imparato svariate cose che difficilmente avrei altrimenti incontrato. Installato questo motore, la pubblicazione non funzionava, ma ho capito che c’era un problema di variabili di ambiente nel Terminale e ho saputo risolverlo. E poi ho scritto un comando rsync per trasporre la generazione e pubblicazione del blog sul mio server personale, un vizio da cinque euro al mese (e si potrebbe spendere anche meno). Comando rsync che sta dentro uno script di shell. Poter misurarsi con compiti concreti, in spazi di tempo ristretti, con la spinta della pubblicazione. Tutto questo non ha prezzo, per me, ovvio.
Aggiungo un fattore non tecnico e determinante come pochi: il privilegio, enorme, di poter ricevere critiche, suggerimenti, correzioni, sentire la pressione di voler soddisfare una richiesta, la frustrazione di non farcela o di metterci troppo, la gioia di mettere a segno un buon colpo, la bellezza di ricevere una email o un messaggio Slack. Devo questo privilegio a chi sta leggendo e che ringrazio, anche per la sua pazienza. Sicuramente non è mia intenzione approfittare di questo per fare passare un blog brutto; è bellissimo però pensare che il legame sia più forte di una imperfezione nella presentazione o di una interfaccia migliorabile.
Con WordPress questo problema non esiste. Prendi un plugin uguale a mille altri, sul software uguale a sé stesso su due terzi di Internet, e fai una cosa conforme. Onestamente, voglio tentare di proporre qualcosa di più saporito, anche se a volte posso sbagliare la ricetta o rovesciare la padella. Per la minestrina, ci sarà tempo.
Ecco perché non uso WordPress. Ma anche perché non uso Word. Né un Pc e nemmeno Windows. C’è un numero di persone più che sufficientemente elevato a dedicarsi a questi oggetti e non hanno alcun problema a fare a meno di me. Ne approfitto volentieri.
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