Non potevo astenermi da un articolo che racconta la storia della creazione delle espressioni regolari a partire dai tentativi di realizzare la prima intelligenza artificiale.
Intanto, come effetto collaterale, ho trovato un’ indagine approfondita sulla genesi di una battuta piuttosto nota:
Alcuni, di fronte a un problema, pensano “ci sono, userò espressioni regolari”. Ora sono di fronte a due problemi.
Inoltre scopro che le espressioni regolari sono più vecchie di me e non ci avrei creduto:
In un paper del 1951 scritto per RAND Corporation, Stephen Kleene ragionava sugli schemi che le reti neurali avrebbero potuto riconoscere dentro linguaggi-giocattolo molto semplici detti “linguaggi regolari”. Per esempio: dato un linguaggio la cui grammatica ammette unicamente le lettere A e B, esiste o no una rete neurale che può determinare se una sequenza arbitraria di caratteri è valida per la grammatica A/B? Kleene sviluppò una notazione algebrica per incapsulare queste “grammatiche regolari” (come a*b* nel caso del nostro linguaggio A/B) ed ecco nata l’espressione regolare.
Passando per Noam Chomsky, Marvin Minsky, Ken Thompson e altri si arriva lettura dopo lettura ai giorni nostri, dove di intelligenza artificiale continua a vedersi al massimo l’intenzione, mentre le espressioni regolari prosperano e sono uno strumento impagabile.
Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.
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