Raymond è nato fortunato.
È nato inaspettatamente, assai prematuro, undicimila metri sopra il Pacifico, durante un volo Salt Lake City-Honolulu.
Sull’aereo c’erano, fortunatamente, tre infermiere specializzate in terapia intensiva per neonati.
C’era anche un dottore, cosa statisticamente comune tra i passeggeri di un volo a lungo raggio. Questo dottore, però, aveva fortunatamente ricevuto formazione in medicina di emergenza.
Così l’équipe medica improvvisata, solo per circostanze e non certo per competenza, ha mantenuto Raymond stabile e coccolato per tre ore, prima dell’atterraggio alle Hawaii.
Sull’aereo mancava, prevedibilmente, una sala parto o un assortimento di strumenti per ostetricia. Il cordone ombelicale è stato legato con stringhe delle scarpe. Per tenere caldo il bambino sono state usate bottiglie di plastica riempite d’acqua e scaldate nel microonde.
Per monitorare il suo battito, è stato usato un watch.
Non sono più così rari come qualche anno fa. Per fortuna. Non solo di Raymond.
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