Posso dire per una volta che John Gruber sia d’accordo con me, anche se non lo sa.
Nel riprendere un suo post del 2008 sulla novità che allora era App Store, commenta:
non avevo previsto come le app “gratis” avrebbero azzoppato/limitato/distorto il mercato.
Non lo posso linkare ora (i commenti sono una faccenda più spinosa di quello che pensavo e il tempo è poco), ma lo avevo scritto e ribadisco: App Store è anni luce davanti a Play Store per qualità e reputazione e la strada da percorrere è quella del migliore servizio, anche se dovesse perdersi qualche dollaro per strada.
Possono esistere app gratis se sono gratis. Niente pubblicità, niente acquisti in-app, niente abbonamenti, niente. Gratis è gratis.
Fuori da quello che è gratis, qualunque app deve presentare una barriera iniziale di pagamento. 0,99 va benissimo. Da lì in poi può succedere (ragionevolmente) tutto. Quello che non può esistere è lo scaricamento gratis di cose che poi cercano di farsi pagare nei modi più disparati.
Dà una immagine falsata, offre una esperienza torbida, affatica. Si avvisi il navigatore in forma chiara e precisa che quella app prevede qualche tipo di transazione in denaro e niente lo fa più che un prezzo di ingresso.
Al tempo stesso, si avvisi in maniera altrettanto netta che una app è gratis, facendo sì che sia assolutamente vero.
Così, quando scarichiamo una app, sappiamo perfettamente da subito come andranno le cose e tutto sarà più onesto e affidabile.
Il gratis che c’è ora su App Store costa troppo.
Per ora si può lasciare un commento dalla pagina apposita di Muut per QuickLoox. I commenti torneranno disponibili in calce ai post appena possibile.