Perché usare brutto software imbruttisce.
Dopo anni e anni di logoramento, finalmente Adobe ha staccato la spina a Flash. Hanno cominciato a farlo cinque anni dopo che Steve Jobs aveva pubblicato i suoi Thoughts on Flash e ci hanno messo altri cinque anni. La malapianta aveva messo radici fin troppo diffuse e ramificate.
Ora finalmente Flash, a parte la doverosa conservazione museale, è morto.
Invece no.
A me verrebbe da non crederci e non conosco il cinese, ma non capisco il perché dovrebbe essere scritta una fake news a questo proposito e così prendo per buona la versione inglese di questo articolo di AppleDaily secondo il quale una rete ferroviaria cinese veniva controllata da un sistema scritto in Flash.
I funzionari di China Railway Shenyang (che esiste, almeno in Wikipedia; dovevo verificare, per forza) hanno avuto cinque anni di tempo per passare a qualche altro sistema e così, quando Adobe ha spento anche l’ultimo server, c’è stata una transizione, a suo modo, ordinata: il traffico ferroviario si è bloccato per venti ore.
Colpa di Adobe, certo. Come quando aggiorni macOS e il driver della stampante smette di funzionare: colpa di Apple.
Si sono riscattati in fretta, comunque: hanno trovato il modo di rimettere in piedi l’infrastruttura.
Con una copia pirata di Flash. Che così vivrà, in una nicchia ecologica tutta particolare, per anni ancora.
Steve Jobs aveva dichiarato ai tempi della creazione di Macintosh meglio essere un pirata che arruolarsi in Marina.
Poi, però, con la campagna Think Different, aveva anche posizionato Apple come un marchio per chi non ha rispetto per lo status quo.
Il software brutto imbruttisce. Il sintomo più pericoloso e invalidante per la mente è cercare la conservazione dello status quo, oltre ogni limite di ragionevolezza.
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