Nutro la ferma convinzione che la tipografia digitale, con il tempo necessario, recupererà il divario con i cinquecento e passa anni di evouzione della tipografia analogica, fino a creare nuovi capolavori che rivaleggeranno in estetica e design con quelli di Aldo Manuzio o Hermann Zapf.
Naturalmente saranno lavori di natura anche fondamentalmente diversa, esattamente come uno schermo bitmap non ha niente a che vedere con un foglio di carta, anche se molte volte lo imita per il nostro quieto vivere.
In questo percorso trovano posto i font variabili, capaci di mutare forma e caratteristiche secondo le intenzioni del compositore.
Altrettanto naturalmente l’evoluzione porterà anche a mostruosità e incidenti di percorso. Esattamente come il Times New Arial, stupefacente nel mutare quanto orrendo a vedersi in ogni percentuale di mix. Vedremo grandi manifestazioni di genio e talento, nel bene e nel male.
Dobbiamo essere fiduciosi che nel tempo le creazioni brutte lasceranno il posto a quelle capaci di durare e testimoniare la grandezza dell’ingegno umano. Hanno fatto pasticci anche nel Rinascimento; semplicemente, li hanno buttati.