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Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

9 apr 2020

Del doman la biometria

All’ennesima messa in discussione del riconoscimento facciale come buona pratica di sicurezza personale, in tempi di sedicenti mascherine con la propria faccia stampata (sedicenti perché non ci sono ancora) e di performance artistiche che metterebbero in discussione l’intera tecnologia, mi permetto di fare notare che la sicurezza non è mai stata una faccenda del cento percento, né mai lo sarà. Piuttosto, si passa da sistemi sicuri a sistemi ancora più sicuri, nel tempo. C’è una evoluzione. Le tecnologie si avvicendano.

La sicurezza, inoltre, invecchia. Quando è arrivato Face ID, molti hanno obiettato che si trattasse di un sistema poco pratico e che Touch ID fosse migliore.

Sono trascorsi anni e Face ID, che già in partenza ha una sicurezza di un rischio su un milione di tentativi e cioè venti volte meglio di Touch ID, è soltanto migliorato. Mentre le impronte digitali hanno continuato a studiarle; viene fuori che, ad attaccarli come si deve, i sensori di impronte digitali cedono quattro volte su cinque.

Anche quelli di un iPhone non nuovissimo, che una volta – quando quell’iPhone era modello di punta – avrebbe resistito alla grande.

L’esperienza di Face ID con la mascherina può essere controversa (i racconti divergono, c’è chi addestra nuovamente il sistema, chi rinuncia, chi addestra il sistema con metà maschera sperando di farsi identificare sia con la maschera che senza), ma il bisogno della mascherina passerà mentre il riconoscimento biometrico rimane, a oggi, come il migliore per il mercato di massa.

Anche Face ID comunque invecchierà e verrà sostituito da qualcos’altro. Non è un difetto della tecnologia, è la tecnologia.

Quant’è bella giovinezza
che si fugge, tuttavia
anche per la biometria
del doman non v’è certezza.

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