Si può rispondere in tanti modi a come vediamo il futuro, o fatichiamo a vederlo.
C’è però un modo troppo facile, che non mi piace, sa di vecchio. Come sempre, di vecchio mentale, non fisico.
Supponiamo per esempio che Seti@Home vada in ibernazione per avere raccolto, al momento, tutti i dati che gli servono e quindi voglia dedicare ogni risorsa alla loro analisi.
Il futuro è guardare la pagina di tutti i progetti Boinc e scegliere il prossimo. Se no, c’è Folding@Home per esempio.
Do per probabile che Seti@Home non annuncerà di avere scoperto intelligenza extraterrestre.
Nessuno di noi ha scoperto un messaggio ordinato mescolato al rumore radio dell’universo.
Del resto è probabile che nessuno di noi si sia ritrovato un Bitcoin nel computer per avere avuto la fortuna di completare lo scavo.
Così come difficilmente troveremo noi il prossimo primo di Mersenne.
Che cos’è il futuro? Disegnare la prossima sfida con speranza immutata. Non di essere in cima alla lista; di vedere il nuovo.
Con un computer davanti, puntare verso il nuovo dovrebbe venire naturale. Forse mi sbaglio, ma fatico a pensare diversamente. Finito Seti@Home, improvvisamente posso muovermi tra decine di possibilità invece di stare seduto sopra una sola.
Il futuro è esattamente come me lo aspetto. Nuovo, pieno di aperture, chiaroscuro… come sempre è stato. Bellissimo. Il passato è un cristallo; il futuro è un organismo. La vita è in questa direzione.