Ieri erano trentadue anni dal primo annuncio di HyperCard, programma che ho molto amato e che, come è giusto fare con ciò che si ama veramente, bisogna saper lasciare andare per girare pagina.
È un invito agli ultimi nostalgici. Ce ne sono ancora diversi. La storia del programma è senza dubbio affascinante, ma che cosa ci lascia effettivamente in eredità HyperCard, ora che le orazioni funebri sono diventate vecchie pure loro, in rete si trovano tutte le risorse possibili e immaginabili per pasticciare con gli stack in assenza del software e quest’ultimo è emulabile via browser?
Un database, e va beh. Ricerca full text, e ne abbiamo fin troppa. Programmabilità, e le cose si fanno interessanti. Creazione di oggetti software a cui associare programmi: questo è il vero cuore dell’innovazione del 1987. Si poteva fare e soprattutto si poteva fare facile.
Il nostalgico userà i link sopra per cercarsi un succedaneo di HyperCard che oggi fa le stesse cose. Lui sta buono e noi passiamo all’evoluzione del concetto, invece, che consiste nell’applicare comandi a parti arbitrarie del sistema che, concatenati, portano a un risultato superiore alla somma delle parti.
Guardiamo a Dr. Drang che usa i Comandi rapidi su iOS per semplificarsi la vita. La filosofia è ortogonale a quella di HyperCars. Ma la facilità di programmazione e la libertà di associare dati e funzioni presenti nel sistema e normalmente estranei… ecco, se Bill Atkinson oggi si mettesse di nuovo a programmare, forse cercherebbe una flessibilità di questo tipo.
Abbiamo nuove carte da giocare, nel cammino verso un computing personale e potenziato. Addio nostalgia.