La parte interessante dell’ articolo di Matthew Panzarino su TechCrunch è meno l’arrivo del prossimo Mac Pro nel 2019, che il come arriverà.
È noto l’atteggiamento del professionista: Apple non ascolta i professionisti o se ne è dimenticata, o li ignora, o li considera di poco valore rispetto alla massa bovina (secondo il professionista) che compra iPhone.
Qualcosa sta cambiando, racconta Panzarino:
[Il gruppo di lavoro] vuole che i propri architetti hardware e software siedano fianco a fianco con clienti veri, per comprendere il loro reale flusso di lavoro e vedere in tempo reale come lavorano. Il problema è che, se tipicamente i clienti sono molto collaborativi quando Apple li chiama, non è sempre facile sapere come lavorano perché spesso sono impegnati in progetti riservati. John Powell, per esempio, è utente Logic da molto tempo e sta lavorando sul nuovo film di Star Wars dedicato a Han Solo. Facile immaginare che portare in Apple una colonna sonora ultrasegreta per lavorarci in presenza di ingegneri Apple possa diventare un punto di attrito.
Così Apple ha deciso di fare un passo oltre e ha cominciato ad assumere direttamente i creativi, a volte a contratto, a volte a tempo indeterminato. Si tratta di artisti e tecnici pluripremiati, pagati per portare la loro esperienza con progetti veri […] e mettere alla prova hardware e software, per individuare le frizioni e gli ostacoli che possono frustrare o demotivare un utente pro.
Vedremo che Mac Pro esce da questo processo (Phil Schiller parla di schermo con sistema modulare). Intanto sappiamo per certo che l’atteggiamento critico del professionista cambierà. Non sentiremo più Apple non ascolta i professionisti, quanto invece Apple non ascolta me.
Che è già qualcosa.