C’è molta sollecitudine nel criticare iPhone X prima che arrivi in vendita e prima che sia stato possibile collaudarlo. Se fosse pieno di difetti sarebbe più che giusto segnalarlo; è bene sapere che lo schermo di un Pixel 2 XL non è il massimo.
Ma appunto, a seguito di una prova con la macchina in mano. Così, sulla carta, somiglia più a sollecitudine di qualche reparto marketing concorrente. Come se gli argomenti a favore dei propri prodotti non bastassero e ci volesse anche del discredito verso quelli degli altri.
Non per niente le critiche più sospette riguardano proprio le funzioni dove iPhone X, sempre sulla carta, è decisamente più avanti. Secondo Bloomberg, Apple avrebbe abbassato le specifiche dei componenti hardware di Face ID per via delle difficoltà incontrate dai fornitori nel produrre componenti all’altezza.
Se è vero, ce ne accorgeremo e faremo tanto di cappello a Bloomberg. Ora la mancanza di verificabilità della tesi, assai generica nella sua articolazione, insospettisce.
E il modulo di machine learning Core ML, che secondo Wired potrebbe essere usato da un aggressore per carpire segreti collegati alle foto? Come nota iMore, le foto sono a disposizione di qualsiasi app qualificata e quindi un aggressore avrebbe molta più comodità e comfort a usare il proprio modulo, su un server fidato, invece di rischiare di farsi scoprire a usare le risorse dell’apparecchio. Ovvero, si solleva un problema inesistente rispetto a un altro fiore all‘occhiello di iPhone X.
Quasi come a cercare di degradare l’immagine di iPhone X in modo preventivo, prima di qualsiasi vero riscontro.
Quasi come se fossero certe piccole volpi del marketing a parlare dell’uva e darla per acerba vista l’impossibilità ad arrivarci.