(colonna sonora horror) Dovevo pagare per la prima volta una bolletta diversa dal solito e ho scelto di affidarmi alla app Enel Energia (un fulmine squarcia il silenzio della notte. In lontananza un lupo mannaro ulula alla luna). Mi sono lasciato tentare da un codice QR sulla bolletta e da un invito tipo scarica, inquadra e paga.
La app è per iPhone, non ottimizzata per iPad. Nel 2017.
Può usarla solo l’intestatario di un’utenza. Per dire, se si deve pagare la luce per la casa della vecchia nonna e il contatore è intestato a lei, la app deve essere impostata con i dati della nonna. Gestire più di una utenza non è neanche da pensare.
Nonostante la limitazione appena notata, è necessaria la registrazione. Pensare di autenticarsi anche provvisoriamente con il codice cliente e L’identificativo della bolletta non è contemplato. Certo, ci si può collegare mediante un account social come Twitter o Facebook: chi ci prova scoprirà che serve comunque la registrazione. A che serva L’account social mi è rimasto oscuro.
Così bisogna essere intestatari di un’utenza, dunque avere già fornito a Enel un completo quadro anagrafico di sé. Nonostante questo, la app chiede nome e cognome e poi il codice fiscale, che Enel ha già. Uno dice: il codice fiscale serve a fare corrispondere l’intestatario dell’utenza con chi usa la app. D’accordo, ma a che servono nome e cognome allora? Si noti che viene valutata la correttezza del codice fiscale, solo su nome e cognome. Data e luogo di nascita non vengono chiesti e dunque l’analisi del codice fiscale è vuota di significato. Esiste una funzione di calcolo del codice fiscale ma non ho avuto il coraggio di collaudarla. Si tenga presente che tutto questo ruota attorno a un codice fiscale già in mano a Enel.
Superato il fuoco di sbarramento suddetto si arriva finalmente alla fornitura di un codice via email. Gli indirizzi @mac.com vanno bene, ma il mio indirizzo @mac.com non può essere usato: formato non corretto. Poco male, si usa un altro indirizzo. Nel frattempo bisogna toccare la casella non sono un robot e poi, toccatala, selezionare alcune foto da una serie per dimostrare di essere, appunto, umani.
Il quesito sulle foto è una cosa tipo seleziona le foto dove appare un ponte, o la vetrina di un negozio. Sullo schermo di iPhone appaiono sei foto insieme e lascio immaginare quanto dettaglio si possa osservare. Le foto sono sbiadite e diventano nitide solo una volta selezionate, come se vederle sbiadite aiutasse l’umano a passare il test. Il tutto è in inglese, con foto americane: se la sfida è identificare un cartello stradale, si tratta di un cartello americano. Nella app di Enel Energia.
Cambiata la email, può arrivare il codice. Che serve per ricevere un codice di identificazione sul cellulare. Arrivati a questo punto siamo a dieci volte il fastidio di una registrazione presso Apple o Amazon o Google, che custodiscono carte di credito di miliardi di persone.
Ma non è finita. Della carta di credito neanche abbiamo parlato. È possibile associare alla app una carta, ma occorre generare un Pin apposito. L’ho generato, ma la procedura non va a buon fine, almeno quando ci provo io. Per fortuna funzionano sia l’addebito su un conto bancario sia quello su PayPal, così me la sono cavata.
È evidente che si tratta di una app fatta per disincentivarne l’uso. Una sequenza simile di complicazioni inutili, burocrazia superflua, procedure fini a se stesse e malfunzionamenti può essere solamente intenzionale.
Mi interrogo sul perché e non riesco a prendere sonno.
(Una pendola rintocca sopra il brontolio di un tuono lontano. Sembra una normale notte di temporale estivo, solo che non ho una pendola).