Gira un bell’articolo di Mashable dedicato alla storia di Dillan, un sedicenne autistico non verbale che ha iniziato a comunicare con le persone grazie a iPad. Fino al punto di far pronunciare alla tavoletta un discorso pubblico in occasione del suo diploma scolastico.
Apple ha girato un video di due minuti, Dillan’s Voice, dedicato alla vicenda e visibile sulla pagina dell’articolo. È un video girato con cura e attenzione ai dettagli, tecnicamente perfetto; ha richiesto impegno, budget, tempo e persone.
Eppure, quanti iPad può muovere in termini di acquisti? Quante sono rispetto al totale le famiglie come quella di Dillan, o le persone interessate seriamente alle app di Augmented and Alternative Communication? Briciole. Ognuna delle quali, tuttavia, ha un valore individuale incommensurabile, che la comunicazione delle Samsung, delle Microsoft, delle Google – magari mi sbaglio, ma attendo controprove – un po’ trascura.
Si è letto che, in una delle conversazioni di addio, Steve Jobs disse a Tim Cook di non chiedersi mai che cosa avrebbe fatto lui, Steve, e invece fare semplicemente la cosa giusta.
Il gioco che porta a vendere decine di milioni di pezzi di tecnologia sofisticata e costosa è evidentemente troppo complesso per essere semplificato in poche frasi a effetto; tuttavia, se parlare di Dillan fosse una scaltra manovra per aumentare le vendite, comunque non mi parrebbe così sbagliata. La realtà è che per aiutare un Dillan ci vuole una forza di marea di cento, mille, centomila iPad. Dopo di che, dalla presenza dell’apparecchio nascono le applicazioni concrete.