La crisi dell’editoria perché la gggente va a leggere su Internet gratis e ne esce convinta di essersi informata.
Se si trattasse di Facebook o dei sitacci sette-segreti-per-decuplicare-la-velocità-del-tuo-Mac, non potrebbe essere più falso. Invece, c’è dell’altro.
Guardare Marco Arment e la sua disamina dei migliori microfoni per podcasting. Benissimo organizzata, chiara da leggere, con le lunghezze giuste, non manca un link e ci sono i campioni audio. Non guasta che l’autore dia l’idea di conoscere l’argomento.
C’è spazio anche per citare i microfoni non ancora provati e le migliori recensioni scritte da altri. E poi i cavi, le interfacce Xlr, le cuffie, il dilemma tra condensatori e dinamici.
Se domani fossi in cerca dell’attrezzatura precisa per fare podcast, partirei senza dubbio da questo articolo. I link dei prodotti portano ad Amazon con un referral a nome di Arment, ovvero: se compriamo un prodotto arrivando dal link nell’articolo, lui ci guadagnerà qualche centesimo. Il lettore non ci rimette niente e non rischia nulla, se vuole passare da lì è una sua scelta. Onesto. In cima al sito c’è una inserzione pubblicitaria, di sobrietà non comune, perfettamente integrata nella grafica, a invasività zero rispetto alla lettura.
Dall’articolo è assente qualunque menzione di Overcast, la app per ascoltare i podcast realizzata da Arment e scaricabile gratis, ma con un acquisto in-app da 4,99 euro.
La crisi dell’editoria c’è e ha anche ragioni molto fondate. Però io, di articoli così, me ne ricordo veramente pochi. E non parliamo dell’etica.