Anche se siamo un po’ fuori dall’ambito Apple e dintorni, c’è bisogno. Sta aumentando il rumore assurdo di quanti sostengono la necessità di togliere i Wi-Fi dalle scuole per via della loro presunta, supposta, possibile, ipotetica, percepita pericolosità per i giovani cervelli.
Si invoca un sedicente principio di precauzione, che è semplicemente un finale di ignoranza secca e ostentata. Il principio di precauzione vero è diverso dall’avere paura di qualsiasi cosa purché sufficientemente sconosciuta; consiste piuttosto nell’esaminare scientificamente l’oggetto di una preoccupazione e poi comportarsi in base al rischio effettivo. Si sappia che tutto presenta rischi, anche prendere il treno, accendere il fornello in casa, fare il bagno al mare; nei semi di mela è presente cianuro, semplicemente in misura così bassa che chiunque mangi una mela e muoia, muoia per un qualunque altro motivo.
Un sunto più che efficace di come stanno le cose, senza scomodare enciclopedie e dispense accademiche, si trova sul blog di Stefano Quintarelli, attualmente tra i pochissimi deputati che capiscono qualcosa di informatica – lui molto più di qualcosa e aiuta tantissimo la media – e costituisce lettura semplice, chiara e risolutiva. Anche i commenti sono informativi e preziosi.
Da stampare se bisogna andare al consiglio dei genitori o degli insegnanti e salta fuori uno di questi venditori di olio di serpente, ossessionato dalle antenne e con in tasca un cellulare grande come un libro tascabile. Da stampare perché, se lo si legge da iPad, quelli intorno non ci credono, sembra stregoneria. E magari si può anche stampare in trenta copie, anche se non verrà letto e, ove letto, non sarà capito.
Abbiamo già la penultima Internet europea per velocità. Mettiamoci pure ad azzoppare le scuole e saremo in perfetta forma per il futuro. Che già è un miracolo averne, di Wi-Fi nelle scuole.