Sono cresciuto con le avventure di testo, a partire da Zork e Avventura nel Castello.
Poi ho raggiunto la maturità (anagrafica) con i roguelike. Qualunque cosa si possa dire di me, sono arrivato in fondo a Angband e non me lo toglie nessuno.
Non capita spesso che esca una cosa come The Ensign, che riunisce in un certo senso i due generi e ti piazza in una avventura testuale cruda e spietata con la grafica di un roguelike. Si muore di brutto e in modo cattivo, la difficoltà è frustrante, per orientarsi una mappa in caratteri Ascii e sopra a tutto una trama avvincente e complicata che si dispiega durante il gioco solo per chi sappia prestare attenzione nonostante l’ostilità del meccanismo.
Ci sono caduto dentro e ignoro se e quando ne uscirò. Una manciata di queste schermate ridotte all’osso e cariche di angoscia vale mille computergrafiche e diecimila effettacci sonori.