Ben Lovejoy ha fatto un po’ di pubblicità al romanzo che ha in preparazione con un post su 9to5 Mac dove racconta in breve i dietro le quinte del processo produttivo.
In poche righe si evince che ha usato per scrivere un MacBook Pro e un iPad. Con Scrivener, Pages e (ugh) Word.
Aveva un gruppo di lettori alpha e uno beta, per identificare gli errori tecnici nella narrazione e quelli narrativi. I lettori-collaudatori hanno ricevuto un Pdf che hanno rispedito annotato (si può fare con Anteprima, Skim, Goodreader per iPad e molti altri).
Per avere un’idea del prodotto finito, ha realizzato un ebook in formato ePub da visualizzare su iPad con iBooks e stampato alcune copie su carta mediante un servizio di print-on-demand.
Ha infine deciso di affrontare l’autopubblicazione e finanziarla con una campagna su Kickstarter, in alternativa a rapportarsi con un editore.
Vanno di moda altri concetti, ma a loro dispetto scrivere un libro vero rimane una cosa terribilmente seria e impegnativa e quello dello scrittore è un lavoro, non una cosa che ci si racconta perché ogni tanto si tira tardi sopra un file residente nel proverbiale cassetto.