Mi è tornata la mania di usare Yojimbo, acquistato anni fa e poco usato, per contenere in modo sicuro la mia raccolta di password e numeri seriali personali. Nel fare pulizia dentro l’archivio delle pagine da leggere più avanti mi sono imbattuto nell’articolo di Fraser Speirs Un supercomputer in ogni zaino.
Speirs parte dall’idea che sua figlia entrerà presumibilmente nel mondo del lavoro attorno al 2029 – e si chiede:
Esiste un qualunque scenario plausibile non apocalittico in cui la tecnologia del 2029 è meno prevalente, meno ampiamente distribuita e meno innestata nella nostra cultura della tecnologia del 2011? Non riesco a immaginarne uno.
Sì, l’articolo è del 2011. Ed è quattro anni fa che Speirs scrive:
Siamo già al punto che il rapporto tra professionisti e computer e 1:2. Un portatile e uno smartphone sono equipaggiamento standard nella nostra società. Con l’avvento della tavoletta può essere che ci spostiamo verso i tre o più computer a persona.
Al che riporta dati delle scuole scozzesi, dove vive lui, per constatare che ogni computer nelle scuole è mediamente condiviso tra 3,2 studenti. Un rapporto capovolto rispetto a quello del mondo comune. La domanda:
Quando è stato l’ultimo anno in cui non avevo l’uso esclusivo di almeno un computer? Risposta: 1995. Sono passati sedici anni da quando i computer erano scarsi a sufficienza da doverli condividere.
Nel 2025, se le previsioni sono corrette, dovremmo avere sette computer a testa in media. Quanti ne troveranno gli studenti a scuola? E quanti computer sono a disposizione oggi nelle scuole italiane, anno 2015 e non 2011? Stranamente è una metrica che mi pare di non avere visto ne La buona scuola.