All’inizio sono rimasto scettico di fronte all’affermazione di Matt Gemmell per il quale il computer perfetto è un MacBook Air 11”.
Poi ho letto il pezzo e ho capito. Gemmell ha un Air pesantemente personalizzato:
- La finestra di BBEdit è su misura.
- La finestra di Scrivener è su misura.
- La finestra di Photoshop è su misura.
- Lavora in modalità a tutto schermo.
- Fa pieno uso degli Spazi (le scrivanie virtuali).
- Usa Mail a finestra massimizzata ma non a tutto schermo (c’è una ragione specifica).
- Usa pochissimo il Dock, sempre nascosto.
- Ha impostato il pieno accesso della tastiera a tutti gli elementi dell’interfaccia.
- Usa Alfred.
- Usa Moom.
- Usa Sticky Notifications.
- Usa Self Control.
La sua teoria è che usando il mouse si percepiscono i confini fisici dello schermo, mentre usando la tastiera il più possibile – persino per spostare le finestre! – si percepiscono solo confini logici, molto più ampi di quelli dello schermo materiale.
La spiegazione psicologica potrebbe avere una base, anche se ne farei più una questione di controllo: spostare il mouse costringe a colpire continuamente bersagli, dare comandi di tastiera fa accadere le cose come per magia.
La vera lezione tuttavia è che dovremmo sforzarci per fare del nostro Mac il migliore ambiente di lavoro possibile per le sue possibilità e per le nostre necessità. Impostare, configurare, memorizzare costa tempo e fatica. Però non è una spesa, ma un investimento.