Un conto è pretendere che nella scuola di oggi sia meglio dare in mano ai ragazzi una calcolatrice grafica che un iPad. Un altro conto è cogliere un concetto fondamentale: i ragazzi non ne sanno necessariamente più degli insegnanti.
Ne scrive Marc Scott, insegnante inglese cui capita di fare da supporto tecnico involontario a colleghi e studenti.
Scommetto che la sua figura è comune in tantissimi istituti ed è questo il punto. Rispetto a tanti anni fa, quando il docente si limitava a dire la stampante non funziona e se non si muoveva il tecnico niente si muoveva, quello è che è cambiato è perfettamente zero. Solo che intanto è cambiata una generazione.
Nel lunghissimo articolo che meriterebbe la traduzione, Scott si misura con il mito che i ragazzi ne sappiano necessariamente più dell’insegnante; nell’altro mito nutrito dai genitori, i quali credono che il figlio sarà un fenomeno con il computer perché ci passa davanti tutto il giorno.
I genitori sembrano avere qualche vago concetto che trascorrere ore ogni sera su Facebook e YouTube impartirà, per qualche sorta di osmosi cibernetica, una conoscenza di Php, Html, JavaScript e Haskell.
Abbondano storie dell’orrore da cena conviviale, purtroppo numerose e sicuramente fin troppo veritiere:
Durante la mia lezione un’alunna incrocia le braccia. “Il mio computer non si accende”, con l’aria disperata di chi ha provato tutto. Allungo il braccio e accendo il monitor, che subito mostra la schermata di login.
Straordinari i consigli finali per i genitori, penso espressione di saggezza anche fuori dal campo informatico:
Smettete di aggiustare le cose ai figli. Passate ore a insegnargli ad andare al gabinetto da soli, perché sapere usare un gabinetto è una capacità essenziale nella società moderna. Dovete fare lo stesso con la tecnologia. […] Quando compiono undici anni, dategli un file di testo con diecimila password del Wi-Fi e ditegli che quella vera è lì dentro. Vedete quanto impareranno in fretta a usare Python o bash.
E per le scuole:
Dovremmo insegnare ai ragazzi a non installare malware, invece che blindare le macchine per renderlo fisicamente impossibile. Dovremmo insegnargli a stare online in sicurezza invece che filtrare la loro Internet. Google e Facebook pagano i ragazzi che trovano vulnerabilità significative nei loro sistemi. Nelle scuole lavoriamo perché i ragazzi non possano violare i nostri. È giusto?
Scott giudica negativamente il settore mobile, anche qui secondo me prendendo lo stesso granchio di cui all’inizio. Su iPad posso accendere Prompt e collegarmi via shell in protocollo cifrato con il mondo. Costruire moduli per Status Board è un esercizio fantastico, per ragazzi che hanno a che fare con il mondo del web.
Che oggi è il mondo, punto. Se qualche insegnante è in ascolto, cominci a buttare via quella coperta di Linus chiamata Office. È la cosa più vecchia che possiedi, anche se l’hai installata nuova ieri.
E smettiamo di trattare i ragazzi come passerotti che hanno bisogno del becchime per passare l’inverno. Hanno invece bisogno di essere addestrati a volare.