A un certo punto della vita uno scopre la propria vocazione ludica. Che non va esagerata nella portata; diciamo però che si prende la decisione di concentrarsi su un genere o su un gioco specifico per un tempo indefinito, senza curarsi troppo dell’offerta praticamente infinita a disposizione.
Non sento la vocazione, in questo momento. Tempo fa ero votato ad Angband; poi l’ho finito e le sue prospettive di rigiocabilità sono state insufficienti a convincermi.
Adesso che la parentesi agostana si avvicina (lentamente!) al termine, penso astrattamente a che tipo di giochi potrebbero farmi scattare una prossima vocazione.
Esclusi quelli di ruolo di massa su Internet come World of Warcraft, che fanno gara a sé, mi viene da pensare a FlightGear: un simulatore di volo curato da anni in ogni dettaglio, tanto che diventare esperti significherebbe persino avere fatto mezzo passo verso la guida di veri velivoli.
Oppure Free Orion: simulazione strategica a tema spaziale di grande respiro e complessità, giocabile contro le intelligenze artificiali oppure quelle umane, via Internet. Mondi da colonizzare, l’equilibrio da trovare tra industria e ricerca, una base di conoscenza interna sterminata e soddisfazione grafica, uditiva, di interfaccia, nonché di livello di sofisticazione raggiungibile (ci si cura della progettazione della propria flotta spaziale ed è solo l’inizio).
O altrimenti, forse, Minecraft: possibilità creative limitate solo dalla fantasia e dalla dedizione.