Quando mi trovavo alle superiori arrivarono le calcolatrici tascabili. Tra le varie reazioni ci furono quelle preoccupate: i ragazzi avrebbero disimparato a fare di conto, che cosa sarebbe successo se una catastrofe ci avesse riportato tutti all’età della pietra, ai miei tempi si lavorava di carta e matita e non come adesso che tutto è dovuto. A me sono piaciute subito, anche se ho sempre cercato di fare i conti a mente e ancora oggi, in pizzeria, quando c’è da dividere per diciannove chi mi conosce mi riserva un’occhiata per vedere se ci sto provando (tipicamente l’importo del conto è un numero primo, con centesimi in numero primo, e ognuno ha un distinguo da fare).
È passato qualche decennio, faccio colazione in luogo ameno e di fianco a me giovanissime studentesse fanno i compiti con una calcolatrice in bella vista. Altro che tascabile, è più grossa di un iPad mini. In tre ne hanno due e sono di produzioni e colori diversi, oramai oggetti talmente comuni che una bambina bada alla forma, al colore, al feeling dando per scontate le funzioni.
Apparentemente il mondo va avanti e un numero straordinario di ragazzi cresciuti a minaccia di decerebramento per essere nati con la calcolatrice in mano fa il programmatore, l’ingegnere, il ragioniere, il cassiere, magari pure il matematico o il tabaccaio o l’idraulico. Nessuna catastrofe ci ha riportati alla preistoria e c’è una calcolatrice oramai anche dentro certi orologi da polso.
Dispiace piuttosto che quelle bambine non avessero un iPad mini, al posto di una calcolatrice che sa fare solo i conti e con la quale è impossibile creare, solo calcolare.
Ma dare tavolette agli studenti, dicono alcuni, fa impigrire, perdere il contatto con il mondo reale, poi disimparano le cose essenziali, Internet è una grande risorsa ma presenta tanti rischi, non si possono dare a nessuno fino a che non si possono dare a tutti e poi che accadrebbe se una catastrofe ci riportasse all’età della pietra.
Nel frattempo lo School Board of Education di Los Angeles stipula un contratto con Apple del valore di trenta milioni di dollari per fornire una tavoletta a ogni studente, da qui al 2014. 640 mila ragazzi su oltre mille istituti, il secondo distretto scolastico statunitense dopo quello di New York City.
E mi chiedo, con questo andazzo, chi saranno i maleducati, tra i nostri studenti e i loro. Non nel senso del galateo.