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Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

16 giu 2013

La serie A, la serie B

Presente quell’adagio per cui Steve Jobs non c’è più e quindi Apple ha esaurito la spinta creativa e non sa più innovare? Quella cosa ripetuta ovunque che ha fatto dire a Phil Schiller sul palco del Wwdc can’t innovate anymore my ass?

Eddy Cue, responsabile media di Apple, sta testimoniando a un processo e gli atti raccontano, riepiloga The Unofficial Apple Weblog, che fu lui a spingere Jobs verso l’apertura ai libri elettronici su iPad:

[Steve] non era interessato. […] Gli dissi perché pensavo che iPad sarebbe stato un grande apparecchio per i libri elettronici… e dopo qualche discussione tornò e mi disse che avevo ragione, e da lì iniziò a concepire idee su che cosa fare e come sarebbe stato perfino meglio se oltre a un lettore fosse stato anche un negozio.

Forse Cue si fa bello in tribunale a spese del suo vecchio capo impossibilitato a difendersi? Può darsi, certo non aveva paura a esporsi. A gennaio 2011, molti mesi prima della scomparsa di Jobs, aveva scritto agli altri dirigenti di Apple per convincerli dell’opportunità di creare un iPad da sette pollici.

Proprio Jobs diceva, parlando di persone da assumere:

Molto meglio cercare la crema della crema. È quello che abbiamo fatto. Poi puoi costruire una squadra che attira giocatori di serie A+. Un piccolo gruppo di giocatori A+ può far mangiare la polvere a un grande gruppo di giocatori di serie B e C. È quello che abbiamo tentato di fare.

Per inciso, Apple dichiara in tribunale di detenere il 20 percento del mercato dei libri digitali. Partendo da zero e onestamente occupandosi prioritariamente di un sacco di altre cose prima di questa, con un concorrente come Amazon per tacere del resto, non sembra un brutto risultato.

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