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13 feb 2016

Mente e carta

Raramente vado in auto a Milano, troppo traffico e poco spazio. Ricordo distintamente che molti anni fa si improvvisava un parcheggio sperando di evitare la multa.

Successivamente è stata introdotta l’opzione innovativa del gratta e sosta: tessere cartacee ricoperte da uno strato di colore da grattare con una moneta per evidenziare l’ora del parcheggio. Molto comodi se acquistati in anticipo e tenuti nel cruscotto, inutili se arrivi di sera senza averci pensato e tutti i punti vendita sono chiusi.

Fortunatamente era possibile pagare anche inviando un Sms: una cosa semplicissima. A patto di avere acquistato una vetrofania da esporre, registrarsi, attivare un Pin, collegarlo alla targa dell’auto e qualche altra cosa ancora. Molto comodo per chi ha preparato tutto con meticolosità, inutile se arrivi di sera senza averci pensato e scopri la procedura nel momento in cui ti informi.

Ho scritto era possibile perché da quest’anno il macchinoso sistema degli Sms è stata sostituito da convenzioni con app veramente ingegnose. Ne ho provata una: richiede l’inserimento della targa dell’auto (ineccepibile), una registrazione anagrafica (incomprensibile) e l’accredito di una somma da scalare per il parcheggio e altri servizi, via carta di credito (Ok).

Ne ho approfittato; era sera, ero a Milano, ero parcheggiato. Ho inserito, registrato, accreditato per scoprire che avrei ricevuto via posta elettronica un codice QR da esporre sul cruscotto. Niente di strano; tutti viaggiamo con una stampante in auto sempre pronta alla bisogna, vero?

È finita che ho improvvisato un parcheggio sperando di evitare la multa.

Mi chiedo quale autorità, quale carica, quale funzione continui a ideare procedure immancabilmente legate alla produzione e al dispendio di carta, quando persino il controllo della tassa di circolazione viene effettuato consultando un database online. Qualsiasi vigile ha uno smartphone in tasca.

Mi chiedo chi sia questa mente. Mente-carta.

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