È passata nel silenzio pressoché totale la notizia di un’app Android scaricata da milioni di utenti (da 1,1 a 4,6 milioni, è la stima) in quanto sfondo scrivania, mentre invece avanza una richiesta generica di informazioni sul telefono e poi invia a un server cinese di Shenzhen cronologia del browser, Sms, numero della Sim, identificativo dell’abbonato e financo password della segreteria telefonica.
Sento nostalgia della vivacità con la quale si è gridato alla violazione di iTunes Store quando non era vero niente.
Per non parlare di quando è saltata fuori la falla di Safari che permette di carpire nome e indirizzo (informazione che si ricava, per chi non lo sapesse, a partire dalle Pagine Bianche, molto più comodo che ingegnarsi con JavaScript) e, vai con il notizione, per il pubblico italiano la faccenda diventa dati e password. Che non è proprio la stessa cosa.
La gente non legge più come una volta. Dipende, certo, anche da quello che si scrive.