Tempo fa mAx mi ha scritto:
La mia amica R., che di lavoro fa la traduttrice, mi dice che i programmi che lei e i suoi colleghi sono abituati ad usare girano solo su Window e sarebbe interessata al mondo Mac, ma si trova nell’impossibilità di cambiare. La cosa mi pare molto strana.
Due cose giuste: considerare Mac e trovare strano che manchino programmi adatti a traduttori professionisti. Una cosa migliorabile: pensare che i programmi esistenti per Windows siano gli unici programmi esistenti.
Nella fattispecie, la questione era principalmente disporre di programmi capaci di gestire i cosiddetti corpus, in lingua volgare archivi di vocaboli e frasi già tradotte, che permettono di procedere spediti senza ridigitare ogni volta quello che si è già fatto.
Senza entrare nel merito della qualità dei singoli programmi, che per un professionista vanno provati e straprovati prima di dare giudizi, mi sono concentrato sulla mera esistenza dei programmi, per passare qualche indicazione all’amica di mAx.
Ne sono usciti Babylon, Cafetran, Heartsome Translation Studio, OmegaT e Wordfast, tra quelli più probabilmente utilizzabili.
Maxprograms e MorphoLogic offrono linee di prodotti utili, tutti compatibili Mac, seppure a una prima occhiata meno allettanti di quelli già elencati.
Anaphraseus è un plugin che introduce le funzioni richieste in OpenOffice.org e potrebbe essere di interesse per quanti già sono legati al software libero.
Poi ci sono vari programmi potenzialmente interessanti e che ho messo in secondo piano, principalmente per le competenze tecniche che richiedono. Tuttavia in un ambito di persone con la giusta padronanza degli strumenti possono essere soluzioni:
Apertium, Cunei, LocaleMinder, Mbmt, Moses, open-language-tools, OpenLogos, Translate Toolkit & Pootle e Transolution.
Ho escluso a priori, per ragioni tecniche o di specifiche di prodotto, gnutran e Traduki. Però esistono e forse un criterio di giudizio differente li includerebbe nella scelta.
Infine ho segnalato un caso particolare: Apple ha sviluppato internamente alcuni strumenti per la localizzazione del software che prevedono anche la lavorazione di corpus. Un traduttore non ci lavora. Però arrivasse domani la commessa di una localizzazione software, un pensiero ci starebbe.
La morale: non so se R. avrà convenienza a cambiare. Bisogna vedere che cosa usa e che cosa potrebbe usare, se ha specifiche particolari, che tipo di lavori svolge più frequentemente eccetera eccetera. Cambiare non è automaticamente conveniente. Certo non è impossibile come lascerebbe pensare la banale constatazione dell’inesistenza su Mac del programma cui si è abituati.
Nell’epoca dei motori di ricerca, a volte basta sporcarsi un po’ le mani e la libertà di scelta, bene impagabile, decolla.