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Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

20 nov 2005

Da Moccio a Sophia

Una lunga storia, ma bella e con il lieto fine

A proposito di tempo che passa, in meglio, Piergiovanni mi ha scritto una storia. È lunghetta, ma l’ho letta tutta. Ho solo aggiunto qualche maiuscola e mascherato i nomi di riviste (non concorrenti) che non ci fanno una gran figura, o per evitare autoincensamenti.

C’era una volta un povero insegnante cagliaritano, che viveva sommerso dai libri in una cameretta piccola piccola che sembrava un camper. A casa sua c’erano due o tre computer, ma lui li guardava in modo strano, perché ne aveva paura. Non sapeva neppure come si accendessero. Poi un giorno uscì sul mercato uno strano giocattolo. Era tutto plasticoso e di colore verde acquamarina, sembrava un televisore portatile degli anni Settanta, e aveva uno strano affare tondo che dicevano essere un mouse… il povero insegnante ne fu subito attratto. con questo computer, pensava, potrei fare tante cose. Potrei collegarmi a internet, potrei collegarci uno scanner e copiare in digitale tutti i miei appunti e lezioni, potrei collegare una stampante e preparare io stesso delle unità didattiche per le mie lezioni in classe. Il nostro non si era reso conto che per la prima volta non aveva paura del computer. Era un computer simpatico, facile da usare, e soprattutto non c’erano prese e cavi da far perdere la testa. Una rivista seria e ben fatta, Znpjbeyq, spiegava in maniera chiara che quel coso si poteva togliere dalla scatola e si poteva usare subito!

Il povero insegnante ripensava ai suoi due fratelli, chini sul 386 che troneggiava in salotto, e che a volte faceva dire strane e criptiche frasi: non carica le clip art, perché esce questo adesso?, bisogna riavviare, nooo un altro errore in Lpt 1… invece questo iMac, era questo il nome del giocattolo verde, sembrava pacioso e rassicurante, con la sua scritta hello che faceva capolino in tutti gli advertisement pubblicitari. Così prese il salvadanaio, lo ruppe col martello e vide che avrebbe potuto comperare non solo il giocattolo verde, ma pure una bella stampante Epson Stylus Color 740, una vera sciccheria per quel tempo, e magari ci usciva pure uno scanner della Agfa, come quello che aveva visto sulle pagine di Znpjbeyq. Prese il gruzzoletto e si avviò verso l’unico rivenditore Apple della sua città. In quel tempo non esistevano ancora gli Apple corner presso le grandi catene di distribuzione… bei tempi.

Mentre si avviava fischiettando verso il negozio incontrò il tetro mago Robertux. Era un suo vecchio sodale, con cui spesso discettava di filosofia, convinto utente Windows e Linux. Il nostro amico, tutto entusiasta, provò a mostrargli i depliant con il nuovo iMac, ma il tetro Robertux, con una risata sarcastica, iniziò a criticarglielo. Costa troppo, gli diceva. I modem interni si guastano. Ma lo sai che serve solo per la grafica? Fai grafica tu? Non ci sono giochi. Non ci sono programmi. E poi, se si guasta, io non ti posso aiutare… insomma, il nostro povero insegnante era tanto confuso che decise di tornare a casa. A casa incontrò suo fratello, che era un fedele alleato di Robertux al castello della telecomunicazione. Anche suo fratello ebbe severe parole di spregio per quel giocattolo verde acqua, e girò le spalle dicendo: un Mac? Cosa te ne fai di un Mac? Lavori per caso nella grafica? (e dagli!). Così il poveretto, ancora più triste e sconsolato, ripose nel cassetto il suo depliant, e andò a dormire. Appena ebbe preso sonno, gli apparve una sinistra figura con un mantello nero e la faccia divisa in quattro colori. Aveva gli occhiali e un ghigno diabolico stampato sul volto perennemente sorridente. Vai via, vai via! Diceva il povero insegnante. Ma il perfido figuro si fece ancora più sotto e gli porse una copia di Pbzchgre Zntnmvar con in copertina un Pc Union Family 350. Un redattore che evidentemente aveva trascorso la serata precedente a bere troppi bicchieri di Krug in compagnia di donnine allegre sosteneva che questo Pc dal colore indefinibile era molto meglio di quella specie di computer di Barbie!

Meno male, era solo un incubo! disse il povero insegnante al suo risveglio.

Il giorno successivo, di buon mattino, il nostro eroe decise di controllare di persona. Volle recarsi prima a vedere il suo computer preferito, ma in mezzo alla strada si parò di fronte il perfido figuro della notte precedente. Tu non andrai da nessuna parte!, gli disse sghignazzando. Premette Ctrl Alt Canc e il povero insegnante si trovò di fronte alla vetrina di Computer Discount, dall’altra parte della strada. Qui fu accolto da una avvenente creatura che con voce suadente gli spiegò cosa avrebbe potuto fare con un Pc. Nel mentre comparvero pure Robertux col suo scudiero Dinux, brandendo una scatola di cartucce per stampanti di concorrenza. Quel che è troppo è troppo, pensò il nostro eroe, che fuggì via. Ma i due riuscirono a prenderlo in tempo, e, legato e imbavagliato, lo portarono dentro il negozio Union di cagliari, obbligandolo a comprare quel coso color vomito di bue muschiato! Il poveretto ne fu talmente traumatizzato che si ammalò, e quando gli consegnarono il Pc stava tanto male che al posto del nome Elisa (acronimo di Electro-Logic Information System Access) pensato per il suo iMac, decise di battezzare il suo nuovo Pc col meno pomposo ma più adeguato nome di Moccio.

Moccio non era un brutto Pc. In fondo in fondo faceva quello che fanno tutti i Pc. Ogni tanto bisognava deframmentarlo, e poi occorreva stare attenti a degli strani animaletti che alloggiavano nei floppy disk, e che avrebbero potuto procurare gravi danni. C’erano tantissimi programmi per quel Pc! Robertux aveva ragione! Il nostro amico era quasi imbarazzato dalla scelta: come scuocere la pasta in cinque minuti, impara a sciare con Alberto Tomba, dizionario napoletano-senegalese, tutto sugli autovelox della A1, scopri il mondo dei gorilla, arreda con noi il tuo monolocale a Gabicce Mare… che meraviglia! Però al nostro serviva solo un programma sull’oroscopo. Ne trovò uno ma, chissà perché, non riuscì mai a installarlo.

Un brutto giorno, la killer app del nostro, Word, improvvisamente diede forfait. Tragedia. Un insegnante senza elaboratore di testi è come un cavaliere senza destriero. Dovette ripiegare sul più modesto Wordpad, ma perse tutte le formattazioni e le tabelle. che disastro! Con i prescrutini il giorno successivo! Mannagg’a ‘stu ccoso!, imprecò, usando una delle frasi che aveva imparato nel Cd “Impara a usare il tuo Pc a Posillipo”, uno degli omaggi della rivista Vy zvb pbzchgre. Rivolse un’occhiata al suo fido salvadanaio, lo ruppe, e vide che il gruzzoletto era aumentato. Zitto zitto si recò al negozio Apple, con fare da carbonaro, guardandosi intorno. La commessa, non bella ma in quel momento splendente come una dea, gli sventolò sotto al muso un altro giocattolo, stavolta non verde acqua ma color mirtillo, in realtà azzurro trasparente ma chissà perché secondo Jonathan Ive era color mirtillo… questi geni! Il nostro non ci pensò due volte e due giorni dopo il nuovo iMac era sulla scrivania al posto di Moccio. la neonata fu chiamata Sophia, come la pistis sophia degli gnostici, a indicare che le cose vanno scelte con intelligenza.

Da quel giorno sono passati cinque anni e mezzo. Sophia non ha mai dato problemi, a parte qualche scricchiolio del disco dovuto all’età e alla malsana tendenza del nostro eroe a riempirlo fino alla fine. Accanto a sophia c’è Bianca, un nuovo eMac, che lavora alacremente senza stancarsi. Il nostro amico fa cose che un tempo si sarebbe sognato di fare. Non trova più programmi come “I fiori più belli della val Brembana” ma ha un programma di posta che sopporta stoicamente tre account e chili di mail dalle liste a cui è abbonato. Non è più riuscito a caricare il prezioso software “Un parrucchiere tra noi” ma in compenso prepara filmati didattici con la sua iSight e il pacchetto iLife. Con l’abbonamento al servizio Dotmac si è creato una paginina web senza crearsi troppi problemi col codice Html, che comunque ha imparato, e con iChat Av parla con i suoi amici e li vede e li sente pure. Siccome è un tastierista dilettante, quando vuole comporre gli basta accendere la sua tastiera M-Audio, che non ha avuto bisogno di driver, e apre GarageBand. E quando vuole fare qualcsiasi cosa la fa senza problemi, perché si fida del suo Mac. Quando la vecchia Stylus ha tirato le cuoia, si è comprato un’altra Epson. Driver? Quali driver? Mac OS X li aveva già…

E Moccio? Dopo un paio di anni Moccio ha iniziato a dare problemi. Il monitor si è tinto di un porpora cardinalizio, e non riesce a dialogare con Windows. Qualche furbetto ha pensato bene di infilare nel disk drive una cartuccia LS 120 col rischio di scassarlo sul serio. Ci stava, ha detto mio fratello. Un giorno di impeto ha deciso che la connessione con Alice non gli andava più. Voglio l’analogico, ha detto. I miei fratelli, assistiti dal fido Robertux, ci hanno messo del buono e del bello per farlo ragionare, ma lui non si è smosso. Voleva il modem analogico e basta. Forse era una protesta contro le tariffe Telecom? La stampante una notte si è accesa come una telescrivente dei film di spionaggio degli anni Settanta. Ha stampato strane righe di codice alla Matrix e poi si è addormentata per sempre. Adesso Moccio dorme il sonno degli in-giusti di fianco a un portatile Acer, che ha anche lui i problemucci suoi.

Lucio Bragagnolo

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