C’è un film di grande successo in questi giorni che parla del mondo di una bambola. Visto che tutti i pretesti sono buoni per ispirare dell’attività di coding, niente di male nell’adottare il film, come
fa code.org:
La stessa code.org quasi dieci anni fa si metteva nei panni di Elsa, la principessa di Frozen, per
consigliare alla bambola di lasciar perdere L’idea di voler essere anche un’informatica:
Normalità: un sito di informazioni su
World of Warcraft pubblica la notizia del debutto di un nuovo personaggio,
Glorbo.
La nuova normalità: il sito di informazioni è una creatura automatica, generata da una delle odierne intelligenze artificiali, come amano definirle i loro creatori. Il software fruga in giro per la rete e pubblica mitragliate di news in quantità e a costi completamente inarrivabili per un umano.
Il prezzo del progresso, si dirà. Ogni tecnologia sacrifica posti di lavoro, però ne crea altri e tutto il solito bla bla bla.
Nei giorni passati si è accennato a
questioni di tipografia e uso di Word; motivo per riprendere un argomento che altrimenti avrei cestinato senza troppi pensieri, l’arrivo di un nuovo font preimpostato per i documenti Office dopo quindici anni di regno di Calibri.
John Gruber, che ha il pallino tipografico più sviluppato del mio, ha approfondito
l’analisi a partire da una domanda: come mai cambiare font, se Calibri è valido e ancora più visto che Calibri è valido? Un buon font regge con dinsivoltura qualsiasi passare degli anni e non è un caso se Pages, dal 1991, ha usato come font preimpostato Helvetica cambiando negli anni solo per Helvetica Neue, parente superiore espanso. E prima di Helvetica Geneva, omaggio di Susan Kare a Helvetica e nato per la barra dei menu di Macintosh.
Fino a ieri possedevo un giudizio unificante per le app di parcheggio: sòle, in romanesco.
Certo non sono l’utente ideale. Non ci penso, non mi preparo, penso ingenuamente che tutto si risolverà, poi mi trovo in una zona dove non ho altro modo, perché non ho moneta, perché tutto è ancora chiuso, perché ho fretta, perché provo sempre una app.
Allora scarico la app, pensando che mi risolva il problema. Una voleva l’acconto via carta di credito e va bene, solo che prometteva l’attivazione del servizio entro ventiquattro ore. Un’altra voleva la stampa (!) di un contrassegno da esporre sul cruscotto. Tutte avevano demenziali fasi di registrazione e raccolta dati.
Modifico le trasmissioni (niente si interrompe, mai) perché Kevin Mitnick
ha trovato l’Accesso Finale ed è stato una persona con cui ho parlato e condiviso degli spazi, due volte.
La prima volta era giovane, fresco di grandi imprese e di accanimento giudiziario nei suoi confronti. Pensava svelto e aveva il dono penso innato di governare le piccole conversazioni: anche in un ambito convegnistico di domande e risposte da pubblico neutro e abbondantemente smaliziato, portava comunque il dialogo dove gli interessava, o forse semplicemente lo divertiva portarlo.
Sarà ricordato come il giorno in cui non avevo altre possibilità e me la sono cavata trascinando testo selezionato da
BBEdit in AirDrop per mandarlo su iPad.
Obiettivo raggiunto, con effetti collaterali. Il testo è arrivato come tale su iPad (dentro
Runestone). Però:
- era moltiplicato per tre o per quattro (c’erano più snippet di testo e non ho capito bene);
- conteneva codici di controllo numerici che forse erano RTF, forse Unicode;
- ho copiato uno degli snippet, solo una parte di testo, e l’ho incollata in WordPress (sigh); ogni carattere si è rivelato affiancato da un carattere spurio Unicode.
Pulito tutto il necessario, ho avuto il testo come e dove mi serviva. Tuttavia mi rendo conto ora di avere usato un flusso molto più complesso di come lo avrei pensato io. In futuro guarderò ad AirDrop con meno sufficienza.
Pare che migliaia di scrittori abbiamo deciso di chiedere alle aziende produttrici di modelli linguistici di
smettere di usare le loro opere senza permesso o senza compenso.
Si tratta in effetti di uno dei nodi della questione più sottovalutati.
Il problema che vedo io è che nella lista compaiono anche autori di primo piano, come Margaret Atwood e Jonathan Franzen.
Già abbiamo sistemi con problemi di qualità dell‘output. Se la OpenAI della situazione decide di aggirare il problema con la rinuncia all’uso degli autori che scrivono bene, avremo di bassa qualità anche l’input. La classica moneta cattiva che scaccia la buona.
C’è conflitto, certo, tra i grandi temi e le nostre piccole vite. È plausibile che
i rivolgimenti tra le multinazionali dell’open source di cui raccontavo ieri abbiano realmente una qualche propagazione che arriva a toccare il nostro quotidiano?
Senza scomodare
teorie del caos, farfalle e uragani vari, sono convinto di sì e, anzi, che nel nostro digitale sia ancora più vero che in molte altre attività umane.
Perché rotolo a valle in basso, giù, per infiniti gradini e arrivo all’annuncio di
un nuovo sito dove poter giocare online a Freeciv con il browser.
Favolista immortale Fedro a narrare non so quante migliaia di anni fa del
lupo che presso un torrente sbranava l’agnello, colpevole di sporcare la sua acqua pur trovandosi a valle del lupo stesso.
Se invece di dire a valle adoperiamo downstream, eccoci proiettati nel grande fiume Linux a seguire una vicenda che a nessun chatbot avrebbe mai potuto venire in mente, da quanto è surreale.
Prima di tutto ringrazio
Italo per aver anticipato sul canale Telegram di LibreItalia (iscriviti!) l’accaduto e avermi messo sulla pista degli eventi che vorrebbero rendere chiuso il software aperto.
La secondogenita, cinque anni, ha deciso improvvisamente di fare la doccia da sola. In quanto prima assoluta, un genitore è rimasto fuori dal box doccia per fornire eventuale supporto o attendere pazientemente di asciugarla.
Dentro la doccia, la ragazza ha cominciato a cantare.
watch e registratore vocale hanno raccolto una memoria tenera e incantevole.
watch mi si è ripagato una volta in più.